venerdì 15 luglio 2016

articolo comparso su www.cantolibre.it e scritto da Gennaro Espostito 
di Sinistra Anticapitalista Napoli

 LA SPINOSA QUESTIONE 
COMUNE-CONSORZIO 
SAN GIOVANNI A TEDUCCIO “ABC”

L’ABC è senza dubbio il fiore all’occhiello del Sindaco De Magistris. Un’esperienza unica (e non solo in Italia). 

Basti pensare ai CdA dell’Azienda aperti ai militanti dei comitati, o al Consiglio Civico che si prefigge di coinvolgere e informare i cittadini (i reali proprietari del servizio idrico) di come funziona, o dovrebbe funzionare, un “bene comune”. 

Questo articolo nasce dalla necessità d’informare le compagne e i compagni di Napoli (e non solo) che su tale “fiore” continuano ad arrivare folate di vento che potrebbero, tra non molto, causargli un prematuro appassimento. La discussione sull’opportunità o meno di nominare presidente dell’Azienda un militante del comitato dei cittadini (o d’inserire compagni di movimento nel CdA) passa indiscutibilmente in sottordine rispetto a quanto sto per elencare nei righi successivi. 

Questo lo affermo senza polemica alcuna, anche perché in linea di principio sono d’accordo sull’autonomia dei movimenti, ma per una pura e semplice necessità politica di stabilire (e in fretta) da che parte stare.  Ad ogni modo, il mio giudizio sulla gestione del presidente Montalto è senz’ombra di dubbio più che positivo.  Detto ciò, passiamo ai fatti.


 Il Comune chiede che ABC debba assorbire 120 lavoratori (100 dal Consorzio S. Giovanni) e 7 impianti presidiati.


Il costo annuale per la gestione degli impianti e del personale ammonta a 9,3 milioni  di euro. 

E’ poi necessario un investimento una tantum di 5,4 milioni di euro, per la messa in sicurezza degli impianti, finora mai sottoposti a manutenzione. Tali impianti, così come sono,  rappresenterebbero un serio rischio per gli operai. Senza gli impianti, però, almeno una settantina di persone diventerebbero un “esubero” impossibile da impiegare in altre mansioni.


Nell’art.2 del DPR 902/86 si legge che il Comune deve garantire la copertura dei costi per tre anni e indicare dove recupera i soldi per il passaggio del personale e degli impianti ad ABC

Moltiplichiamo allora i 9,3 milioni per 3 anni e arriviamo alla cifra di 27,9 milioni. Se a questo risultato aggiungiamo i 5,4 milioni dell’investimento una tantum, abbiamo un totale di 33,3 milioni di euro. Ci è quindi difficile capire come la Giunta Comunale abbia potuto deliberare (delibera 843/2015) il passaggio del personale e degli impianti in questione con un versamento di soli 4,9 milioni per l’anno 2016. 

Anche al più sprovveduto non dovrebbe sfuggire che mancano all’appello 28,4 milioni di euro!


Attualmente il Comune paga i lavoratori del Consorzio caricando il costo sulla fiscalità generale. 

Anche questa è una soluzione illegale (quanto mi pesa usare questa espressione! 

E’ purtroppo necessaria per chiarire lo stato reale delle cose). Infatti, per il Dlgs 152/06,i costi dovrebbero andare in tariffa insieme agli impianti (la Corte dei Conti sta indagando la Regione Campania per problemi analoghi). Possibile che il Comune, che è ben consapevole di questa “criticità”, non riesce a trovare altra via d’uscita che non sia quella di scaricare pubblicamente il problema su ABC?


Il Comune di Napoli, nel 2014 (delibera di Consiglio comunale 80/2014) ha prima approvato il bilancio di ABC e ha poi prelevato dalle casse aziendali 16 milioni di euro, impegnandosi di restituire all’ Azienda stessa l’intera somma affinché potesse essere utilizzata per gli investimenti nel settore idrico. 

Tale restituzione non è mai avvenuta.


Se il Consiglio comunale approvasse il bilancio di ABC, gli utili ammonterebbero quasi ad 8 milioni di euro. Una parte di questi utili potrebbe essere usata per la ristrutturazione di quegli impianti che il Comune vuole trasferire ad ABC.


ABC ha già avviato gli esodi di parte del proprio personale, riducendo i costi e liberando spazi per nuove assunzioni.


Nel frattempo, ABC tenta di assorbire il personale della propria società partecipata Net Service s.r.l. Un’operazione che ridurrebbe ulteriormente i costi di gestione; anche se, bisogna dirlo, non è ancora chiaro attraverso quale percorso giuridico questo sia possibile.


Resta da valutare se i risparmi che tenta di realizzare ABC possano coprire,senza violare la legge,il costo che deriva sia dall’assorbimento dei lavoratori di San Giovani sia dall’acquisizione degli impianti. 

In ogni caso, i suindicati risparmi non potranno di certo coprire per intero l’aumento dei costi imposti dal trasferimento degli impianti e del personale.


Considerato il grado d’incertezza giuridica e di praticabilità delle soluzioni, l’unico dato sicuro è che se ABC accettasse ciò che le chiede il Comune, produrrebbe un danno erariale di 28,4 milioni di euro e, di conseguenza, imploderebbe a detrimento di tutti i lavoratori dell’azienda e dell’acqua pubblica.


Il Sindaco, che molti di noi hanno sostenuto nelle recenti elezioni amministrative, sa bene che le dinamiche di partecipazione democratica messe in campo da ABC stanno creando le condizioni di una profonda consapevolezza nella collettività coinvolta. 

Tale “collettività” è consapevole non solo delle vicende aziendali, ma anche delle questioni politiche di rilievo nazionale (il Decreto Madia in approvazione) o locale (legge regionale di privatizzazione) e tra l’altro comincia a familiarizzare con le procedure gestionali: le tariffe, la carta dei servizi e la costruzione del ciclo integrato.


E’ convinzione di tutti che sia indispensabile ed urgente la realizzazione del ciclo integrato delle acque,che vadano salvaguardati i lavoratori del settore e con essi le loro famiglie. 

Un invito alla chiarezza politica nasce soprattutto dalla necessità di evitare che il pezzo di un percorso (il passaggio dei lavoratori), se sostanzialmente avulso dal ciclo integrato e dalla fattiva copertura economica, generi un conflitto tra i lavoratori, che a loro volta potrebbero (realisticamente) vedere compromessa la propria posizione lavorativa nell’immediato futuro.


Soluzioni maldestre, inoltre, rischiano di pregiudicare un processo avanzatissimo di pubblicizzazione del servizio idrico. 

Un processo, non dimentichiamolo, fortemente voluto proprio dal sindaco  De Magistris.

  

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