sabato 29 giugno 2013

Dal regista del film: 
"Tutti gli amici del Presidente"
La Supercazzola Production
(... in barba ai cittadini ...)
è lieta di presentare il film:



... vi invitiamo a vedere anche il seguito del
film realizzato apposta per voi
con i nostri protagonisti di sempre :
 "L'asso pigliatutto"

Ci scusiamo con la gentile clientela se i biglietti sono un pò esosi, 
ma abbiamo pensato per voi una bella promozione : 

Potrete ripagarci i biglietti in vent'anni e sui primi dieci anni speciale sconto: non pagherete nemmeno gli interessi di mora. 

Siate felici, la nostra è una bella e democratica visione della vita e ... 
ve la offriamo a prezzi davvero 
efficaci, efficienti ... ehm ehm ... ed economici!!!

martedì 25 giugno 2013

COMUNICATO STAMPA
L'Europa fa marcia indietro sulla privatizzazione dell'acqua
Il Commissario Europeo Barnier dà ragione ai cittadini

Il Commissario Europeo Michel Barnier si dichiara contrario alla privatizzazione del servizio idrico e firma una dichiarazione che va incontro all'Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) Right2Water. 

L'ICE per l'acqua pubblica è stata sottoscritta da un milione e mezzo di cittadini in tutta Europa, anche in Italia grazie al lavoro del Forum italiano dei movimenti per l'acqua e della Fp-Cgil. 

Con una dichiarazione ufficiale diffusa il 21 giugno scorso, Barnier esclude l'acqua dalla direttiva sulle concessioni e rassicura i cittadini dell'Unione Europea: “Capisco bene la preoccupazione che deriva da una privatizzazione dell'acqua contro la vostra volontà, anche io reagirei allo stesso modo”.

Per l'ennesima volta viene smentita la litania dei fautori delle privatizzazioni, quel “ce lo chiede l'Europa” continuamente ripetuto per giustificare la cessione ai privati del servizio idrico e già sconfitto dal voto popolare nel referendum del 2011. 

In Italia è intanto iniziato lo sprint finale per raggiungere l'obiettivo di firme per l'Iniziativa dei Cittadini Europei citata da Barnier, affiancando così anche il nostro paese agli undici che l'hanno già fatto, per raggiungere un risultato storico.

È possibile firmare online su www.acquapubblica.eu

Roma, 25 giugno 2013
 Forum Italiano dei Movimenti per L'Acqua
COMUNICATO STAMPA

DIECI ANNI D’IMPEGNO PER L’ACQUA A NAPOLI
 BASTA PROMESSE!
CHIEDIAMO LA "MESSA IN SICUREZZA" DELL'ACQUA
ABC…D (DEMOCRAZIA?)

Cambiano le amministrazioni, ma le promesse sono le stesse. Solo una parte è stata mantenuta.  
Per ripubblicizzare, il Comitato Acqua Pubblica Napoli ha proposto come primo passo di trasformare la SpA Arin in un’Azienda Speciale. Nasce così l'ABC. Il percorso è avviato ma non è concluso.
Oggi, più di prima, l’acqua dei napoletani è in pericolo, perché sotto attacco delle lobby; le pressioni per far fallire la ripubblicizzazione e tornare alla privatizzazione sono fortissime. Ma il Comune di Napoli è inerte.
I Comitati per l’Acqua chiedono di attuare la “messa in sicurezza” del Servizio Idrico Integrato. Bisogna: stabilizzare la gestione, per assicurare il diritto, garantire i lavoratori e permettere una vera partecipazione democratica dei cittadini. Ma il Comune delibera per l’aumento delle tariffe.

Stabilizzare la gestione dell'acqua
Il Commissario regionale dell’ATO2 (Ambito Territoriale Ottimale) deve affidare la gestione del servizio idrico integrato, che va avanti di fatto e in condizioni di precarietà. Il Commissario ha garantito disponibilità, ma il Comune e l’ABC frenano inspiegabilmente.
I Comitati per l’Acqua chiedono che nei prossimi giorni si deliberi l’affidamento e si stipuli il contratto di servizio.

Consiglio di Amministrazione per l'acqua ... ancora Professori
Il Comune deve rinominare il Consiglio di Amministrazione per ABC. Un Governo dei Professori e/o scollegato dai territori, non è in grado soddisfare le necessità dei cittadini. Hanno già la grande e delicata responsabilità dell’istruzione delle generazioni future. E l’ABC necessita di grandi cure, da non trattare nei ritagli.
I Comitati per l’acqua chiedono che sia rinominato il Consiglio di Amministrazione e che sia composto da professionisti in condizione di gestire anche questo delicato  momento di transizione.
Aumento delle tariffe dell'acqua
La Giunta De Magistris ha deliberato l’aumento delle tariffe del 5%, il massimo consentito dalla legge, dopo aver dichiarato d’aver ridotto le spese. Non ha senso. Il Comune deve spiegare la ragione del sacrificio che impone ai cittadini in tempo di crisi.
I Comitati per l’Acqua chiedono spiegazioni e nelle more, il ritiro della delibera di Giunta, la bocciatura della proposta nelle Municipalità e in Consiglio Comunale.

Tutela dei lavoratori dell'acqua
I lavoratori sono in difficoltà. Le leggi previdenziali in vigore rendono oneroso per loro il passaggio dal privato al pubblico. Il Comune li ha abbandonati.
I Comitati per l’acqua chiedono che il Comune s’impegni per una soluzione sia sul piano politico, con pressioni sul Parlamento - visto che tale problema è nazionale, non solo dei lavoratori ABC - sia individuando le risorse per salvaguardare i diritti dei lavoratori.

Partecipazione democratica per l'acqua
La partecipazione dei cittadini, al momento, è solo l’argomento per le attività di professori e di convegni, che l’azienda finanzia con i soldi dei napoletani. Una forma di lotta agli sprechi ...… degli altri.
I Comitati per l’Acqua chiedono che dopo sei mesi d’interlocuzione col Sindaco di Napoli, arrivino risposte serie.

Fondo di solidarietà internazionale per l'acqua
L’art. 28 dello statuto di ABC prevede un impegno dell’Azienda a garantire, con interventi concreti, il diritto all’acqua nei paesi poveri.
I Comitati per l’Acqua chiedono di trasferire le risorse destinate ai convegni a favore della realizzazione di reti idriche per le popolazioni in difficoltà.

Napoli, 24 giugno 2013

Comitato Acqua Pubblica Napoli


venerdì 21 giugno 2013

APPELLO PER I RIFUGIATI 
DEL NORDAFRICA
Dobbiamo solo vergognarci come italiani di come abbiamo trattato i 18mila rifugiati arrivati nel nostro paese,  da gennaio ad aprile 2011, una tragica realtà denominata ‘Emergenza Nordafrica’. Conseguenza diretta della guerra in Libia per abbattere la dittatura di Gheddafi creando un disastro ancora più grande.(Non dimentichiamo che l’Italia è stata tra i principali attori di quella guerra!)

Tanti africani, che avevano trovato rifugio e lavoro in Libia, hanno dovuto fuggire da quella guerra spaventosa (sospettati anche di essere alleati di Gheddafi!) e attraversando il Mediterraneo sui barconi sono poi approdati sui nostri lidi. Il governo Berlusconi li aveva accolti e distribuiti nelle varie regioni d’Italia , collocandoli negli alberghi. Il costo di questa operazione è stato esorbitante:un miliardo e trecento milioni di euro per pagare gli alberghi, equiparati ai CARA (Centri di Accoglienza per Richiedenti Asilo). Il governo ha pagato così dai 43 ai 47 euro al giorno per vitto e alloggio per ognuno dei rifugiati. Abbiamo solo ingrassato gli albergatori senza offrire nulla ai rifugiati per affrontare il loro futuro in Europa.

Il governo ha affidato  2.300 di questi rifugiati alla regione Campania che poi li ha distribuiti nelle varie province. Buona parte di loro, circa ottocento,è stata ammassata negli alberghi di piazza Garibaldi(stazione centrale) a Napoli. Sono stati letteralmente abbandonati da tutti, lasciati soli per un anno e mezzo. La Protezione Civile che li aveva in consegna , non ha fatto nulla per loro. Ma nemmeno le altre istituzioni della città si sono mosse per dare una mano a questi fratelli e sorelle. Al di là di alcuni corsi di italiano promossi da varie associazioni(CGIL,Centro Missionario Diocesano…), questi rifugiati sono stati abbandonati a sè stessi , a marcire negli alberghi.

Ancora più tragico l’improvviso annuncio del governo Monti che l’Emergenza Nordafrica doveva concludersi il 28 febbraio.

Come Forum antirazzista della Campania abbiamo protestato e urlato la nostra rabbia. Il 27 febbraio abbiamo manifestato con i rifugiati per le strade di Napoli fino alla Prefettura , senza ottenere nulla o ben poco. Infatti il governo ha concesso a ogni rifugiato il permesso di soggiorno per un anno, il titolo di viaggio (non il passaporto o la carta d’identità!) ed infine 500 euro! Una vergogna totale!

Con quei soldi, molti sono andati in Germania sperando di trovare accoglienza e lavoro. Ma il Ministero dell’Interno federale tedesco ha reagito con una nota del 28 maggio scorso, attaccando il comportamento dell’Italia nei confronti dei rifugiati libici. “Il problema è che da noi non possono avere lo status di rifugiati, né permesso di soggiorno o lavoro, né sussidi di welfare”, spiegano le autorità tedesche. Infatti la competenza per la loro assistenza è delle autorità italiane come è , per il primo Stato Shengen, dove un ‘esterno’ arriva. Una commedia all’italiana che diventa tragedia per migliaia di esseri umani già così provati da guerre e fame. Molti stanno già rientrando in Italia.

Lo stesso sta avvenendo in questa nostra Napoli. Molti rifugiati hanno utilizzato quei 500 euro per affittare una stanzetta in città, ma senza lavoro finiscono benpresto per strada. Almeno una cinquantina dormono per le strade di Napoli. Inutili tutte le ricerche fatte per trovare posti per dormire(con qualche eccezione come La Tenda al rione Sanità). E questo con tanti conventi semivuoti, con tante chiese chiuse, con tanti edifici tolti alla camorra, e non utilizzati! E’ una vergogna per le istituzioni tutte: la Regione, la Provincia, il Comune, la Prefettura e le chiese.

Per di più a Napoli abbiamo ancora circa 140 rifugiati  in quattro alberghi situati a Trecase,S.Giuseppe Vesuviano, Marano, Monterusciello. Sono tutte persone’classificate’ come casi speciali:donne con bambini, ammalati di Aids o in conseguenza di torture. Vari di loro, soprattutto sudanesi, non riescono neanche quasi a camminare per le torture subite. Questi potranno rimanere negli alberghi dino al 30 settembre. E poi? Ma è possibile che fin d’ora le istituzioni non inizino a darsi da fare per trovare delle soluzioni?

Il Forum antirazzista ha accompagnato il 31 maggio scorso una decina di rifugiati a incontrare i funzionari della Prefettura ottenendo solo che alcuni funzionari sarebbero passati negli alberghi ove alloggiano. Ma nessun piano per venire incontro a questi rifugiati che tanto soffrono. Sbatteremo anche questi per strada?

Dobbiamo tutti, istituzioni, chiese, associazioni, darci da fare per dare una mano a questi ‘ naufraghi’,  dello sviluppo, a questi poveri ‘Cristi’. “La carne dei profughi – ha detto recentemente Papa Francesco- è la carne di Cristo

                                                            Forum antirazzista della Campania

Napoli,20 giugno 2013  :    GIORNATA  MONDIALE  DEL  RIFUGIATO

domenica 16 giugno 2013

Dal sito di “Internazionale.it” un articolo di WU-MING sull’acqua.
 (Wu Ming è un collettivo di scrittori italiani. Il loro sito è Giap.)  
ACQUA PUBBLICA
 
Il 12 e 13 giugno di due anni fa, circa 26 milioni di italiani hanno speso qualche minuto del proprio tempo per votare due sì al cosiddetto “referendum per l’acqua pubblica”. Oggi ognuno di loro farebbe bene a spendere altrettanti minuti per provare a capire cos’è successo nel frattempo e cosa si potrà fare in futuro.


Da più parti si sente ripetere che, come al solito, il referendum non è servito a niente. I privati continuano a gestire il servizio idrico locale e nelle bollette c’è ancora la famigerata percentuale per la remunerazione del capitale investito, ovvero: per fare profitti sicuri con un bene comune. Eppure, la narrazione del “voto inutile” va disinnescata, perché non solo è falsa, ma serve pure a delegittimare l’unico referendum vincente da diciassette anni a questa parte.


Certo non si può negare che la strada del cambiamento è stata fin dall’inizio piena di ostacoli. Giusto il tempo di abrogare le norme oggetto del voto, e subito il governo Berlusconi ha tentato di farle rientrare dalla finestra con l’articolo 4 del cosiddetto “decreto di Ferragosto”. Classica data balneare, utile per far passare nefandezze, ma la corte costituzionale ha bloccato il provvedimento proprio in virtù della volontà popolare uscita dalle urne. Poi ci hanno provato con il patto di stabilità, la manovra “salva Italia” del governo Monti e l’autorità per l’energia.


Tanto accanimento non dimostra solo che l’acqua è un buon affare, ma fa capire anche come gli sconfitti non possano accettare di esserlo. Perché accettarlo significherebbe ammettere che le risorse più preziose per la vita devono essere sottratte al mercato e alla libera concorrenza. Il che equivale a bestemmiare il credo neoliberista, mostrando che la logica del profitto non è in grado di trovare il giusto equilibrio con il benessere collettivo. Non a caso, gli anni dell’acqua privata sono stati anche quelli più poveri di investimenti per migliorare il servizio idrico.


Ma tanto accanimento significa anche che l’avversario è forte, agguerrito, e lo è grazie al risultato di due anni fa.


Gli inquilini del condominio Itaca di Modena, per esempio, hanno deciso di aderire alla campagna di obbedienza civile lanciata dal forum italiano dei movimenti per l’acqua. Visto l’esito del referendum, hanno deciso di obbedire alla legge e di togliere dalle loro bollette la percentuale di “remunerazione del capitale investito” (circa il 18 per cento). Per far questo, si sono semplicemente rifiutati di pagarla. La cifra è di poco conto: 500 euro all’anno per un intero condominio, eppure la multiutility Hera non ha voluto sentire ragioni e pochi giorni fa – dopo diverse “riduzioni di flusso” – senza nessun preavviso ha interrotto il servizio. Al che i cittadini sono andati in municipio con asciugamani e spazzolini da denti per chiedere al sindaco di poter usare la sua acqua. E il sindaco – che come tale è pure socio di Hera – ci ha messo una buona parola e ha fatto riaprire i rubinetti, anche se, da buon sostenitore del referendum, farebbe meglio a pretendere che l’azienda di cui è azionista rispettasse la volontà popolare.


Nel frattempo a Imperia la percentuale che i modenesi di Itaca si rifiutano di pagare è stata eliminata dalle bollette. A Vicenza si lavora per mettere la gestione dell’acqua in mano a una società di diritto pubblico e senza scopo di lucro. A Reggio Emilia hanno strappato il servizio idrico al controllo di Iren, una società mista. Inoltre il comune, nel suo nuovo statuto, garantisce “la gestione partecipativa del bene comune acqua”. A Trento si protesta contro la nuova In House spa. In Toscana, i comuni dell’ex Ato 3 (zona di Firenze, Prato e Pistoia) hanno respinto la nuova “tariffa truffa”, che di fatto ripropone la logica del profitto privato garantito in bolletta. L’unico a votare a favore è stato il sindaco Matteo Renzi. E poi Forlì, Palermo, Piacenza…


In tutte queste battaglie, la vittoria referendaria ha fatto da trincea: utile per coprirsi le spalle, certo non sufficiente per vincere la guerra e addirittura dannosa per chi sognava di potersi mettere comodo e invece si è preso i pidocchi, la febbre quintana e il colera.


Recintare un bene comune per sottrarlo alle enclosure del mercato finanziario è un primo passo indispensabile: il passo successivo consiste nel ridefinire con quali regole vogliamo utilizzare quel bene. Il referendum di due anni fa è molto utile anche per questo: ci sta facendo capire che il termine “pubblico” può voler dire tante cose. Di conseguenza, quando un bene o un servizio vengono privatizzati e poi si decide di tornare alla “gestione pubblica”, i tempi per ridefinire quel concetto sono lunghi, inutile farsi illusioni. In un momento di crisi economica non dobbiamo cedere all’idea che le decisioni vanno prese in fretta, quindi affidate a esperti, perché processi più partecipati porterebbero a soluzioni tardive. In questo caso, va benissimo discutere, confrontarsi e intanto tenere la posizione grazie alla trincea.


La vittoria nel referendum ci ha fatto capire una volta per tutte che le nostre istituzioni pubbliche non sono più adeguate a gestire i beni comuni. Pubblico non è sinonimo di “pubblica amministrazione”, e nemmeno di “statale”. Sappiamo bene che lo stato devia spesso e volentieri dalla strada del pubblico interesse per seguire gli obiettivi di quella o di quell’altra lobby. Per questo, riappropriarsi dello spazio pubblico non può essere una mossa di semplice conservazione, un ritorno al passato. E nemmeno si può sperare di raggiungere la meta a suon di riforme, modificando e migliorando l’esistente. Questa strategia può funzionare nell’immediato, ma sul lungo periodo bisogna rivendicare la necessità di istituzioni radicalmente nuove, che diano più potere alle comunità e ai cittadini.


Ecco allora che il sassolino gettato nell’acqua finisce per allargare il discorso con le sue onde circolari: dalla gestione del servizio idrico si passa alle questioni della democrazia, della governance, della rappresentanza.


Chi oggi osteggia l’applicazione del referendum, ha capito perfettamente qual è la posta in gioco.


È tempo che lo capiscano in pieno anche tutti gli altri, se non vogliamo perdere un’occasione preziosa.

giovedì 13 giugno 2013

... a proposito di Porcellum:
La delibera "SalvaGORI"



Dopo CALDeroli anche CALDoro s'inventa il "porcellum" e dopo una porcata di legge elettorale, na bella porcata di delibera regionale, giusto per sottolineare che il centro-destra è sempre coerente con se stesso, non solo nella strana somiglianza dei nomi, ma soprattuto per l'amore sconfinato verso i maiali, in tutte le salse, compresa la politica Nazional-Regionale.


Con delibera ad hoc n°171 del 3-06-13 la Giunta Regionale della Campania, dietro la sapiente regia di Caldoro-Romano & Sarro salvano la GORI.spa dal fallimento. La società che gestisce il Sistema Idrico Integrato nell'Ambito Territoriale Ottimale 3, ha maturato tra il 2002 e il 2012 circa 283 milioni di debito nei confronti della Regione per il mancato pagamento dei corrispettivi per la fornitura di “acqua all’ingrosso” dagli acquedotti regionali e per i servizi di “collettamento e depurazione delle acque reflue” negli impianti di depurazione sempre a gestione regionale.


La Delibera riduce di ben 70 milioni il debito contratto dalla GORI. I restanti 213 milioni verranno restituiti in 20 anni a decorrere da quest'anno. Una rateizzazione non onerosa per i primi dieci anni, vale a dire senza pagare un euro di interessi legali che verranno calcolati solo a partire dall'undicesimo anno.

Questo vorrà dire due cose:


1) Che da una parte i tre tenori Caldoro/Romano/Sarro invece di intonare all'unisono "Siam tre piccoli porcellin ..." per coerenza politica di cui sopra, intoneranno una vecchia e compassata canzone che parlerà dei 70 milioni scontati alla GORI come un fardello, che grazie a loro, non ricadrà nelle tasche degli utenti di ATO3, nascondendo il fatto che i libri contabili della GORI, da un bel pezzo sarebbero dovuti finire in tribunale per fallimento.


2) Che i restanti 213 milioni di debito, gioco-forza, ricadranno, questi si, nelle tasche dei cittadini che inconsapevolmente si ritroveranno a pagare per 20 anni una bella "tassa" aggiunta camuffata ad arte fra le righe confuse della bolletta dell'acqua per il disservizio offerto Scordialmente dalla GORI. 


Così mentre assistiamo ai continui tagli alla scuola, alla sanità, hai trasporti pubblici ormai al collasso, le regalie alla GORI da parte di Caldoro/Romano/Sarro  hanno il sapore della beffa, si salva una società fallita e portata al fallimento da quei privati che avrebbero dovuto assicurare Efficienza Efficacia ed Economicità, e si condannano al fallimento aziende pubbliche con problemi economici ben al di sotto da quelli prodotti dalla GORI, al solo scopo di indirizzare queste ultime verso una privatizzazione forzata.


La verità è che questa delibera non farà altro che prolungare l'agonia di una società già fallita. Il dissesto finanziario è consistente e per inciso i debiti della GORI  non finiscono certo ai 283 milioni di euro da restituire alla Regione. Per fare un esempio al Comune di Marigliano il gestore dovrà rimborsare circa 458.000 mila euro, anche questi dilazionati in ben 7 trimestri grazie all'amministrazione di centro-destra anche questi senza calcolare gli interessi legali maturati.  Alè !Ci sono molti altri Comuni a vantare crediti nei confronti della GORI.


Riflettendo su queste cifre, riesce difficile immaginare una gestione del servizio idrico con più pezze al culo di questa. La domanda sorge spontanea:


Se le vecchie municipalizzate sono state archiviate come carrozzoni clientelari e mal gestiti, come definireste la gestione privatistica del servizio idrico integrato di GORI.SPA … mica solo una porcata? 

mercoledì 12 giugno 2013

Comunicato Stampa

I Comitati dell’ATO 3: 
scandalosa sentenza sulla tariffa GORI 2011. Subito la revocatoria!


“Dire che siamo perplessi è dire poco.” Poche ma eloquenti le parole con cui la Rete dei comitati per l’acqua pubblica dell’ATO 3 commenta la sentenza n. 3219 del 2013, con cui il Consiglio di Stato ribalta la decisione del TAR Campania.
“I giudici si sono ben guardati dall’ entrare nel merito della legittimità dell’aumento tariffario e si sono limitati ad affermare l’esistenza del numero legale per la deliberazione.


Va evidenziato, infatti, che la controversia era essenzialmente incentrata sulla illegittimità nel merito dell’aumento tariffario ( e sul punto si invita a consultare la memoria ) di talchè la ( giuridicamente ) inspiegabile omessa pronuncia del Consiglio di Stato sui motivi di ricorso ben può essere interpretata come un pilatesco rifiuto di decidere una questione che va ben oltre il singolo aumento e mette in discussione la legittimità dell’intera gestione GORI, da sempre effettuata in assenza della imprescindibile programmazione: per questo proporremo azione revocatoria avverso la sentenza, sperando che questa volta i Giudici abbiano la voglia ( e il coraggio ) di affrontare il merito della questione.
Alla luce di queste considerazioni, non possiamo non condividere l’esultanza, smodata e forse frettolosa, del sen. Sarro, il quale evidentemente non si aspettava una conclusione tanto “fortunata” del giudizio”. 


In ogni caso – prosegue polemica la nota – non esulteranno gli utenti che, grazie alla sua nuova delibera n. 17 del 29.04.2013 (approvata pochi giorni fa, senza consultare nessuno), si vedranno arrivare bollette con nuovi illegittimi aumenti tariffari (13,4%), pari a un esborso ulteriore dai 35 ai 50 euro all’anno in più a famiglia.”

“Non nascondiamo la delusione – conclude battagliera la dichiarazione dei Comitati – ma restiamo consapevoli della forza giuridica delle nostre ragioni: per questo, a partire dalla revocatoria della sentenza e da altre iniziative di protesta e di proposta, continueremo ad opporci e a denunciare in tutti i modi l’illegittimo tentativo di salvataggio della società privata a danno dei cittadini. Chissà che la prossima volta il senatore Sarro e  la GORI s.p.a. abbiano meno fortuna.”



Rete Civica ATO3