martedì 25 febbraio 2014


Nonostante le numerose sollecitazioni ricevute dai cittadini e dai comitati per l’acqua, che ancora oggi sono costretti a difendere quanto disposto dai referendum del 2011 sull'acqua bene comune, la Giunta Caldoro ha impresso nelle ultime settimane una accelerazione improvvisa al percorso di approvazione del Disegno di legge sul riassetto del servizio idrico integrato, un disegno tagliato su misura per gli interessi privati, per nulla rispettoso degli aspetti ambientali e di tutela della risorsa, chiuso ad ogni possibile forma di partecipazione dei cittadini. In altri termini, la stretta finale dei poteri forti, talvolta collusi con la criminalità sull'acqua della nostra regione, dai pozzi e dalle condotte della grande adduzione, alla distribuzione nelle nostre case, allo smaltimento e alla depurazione.
A questo disegno ci opponiamo e ci opporremo fermamente in ogni sede competente, a partire dalla piazza e dai cittadini.

Assemblea pubblica/Presidio
che si terrà all'ingresso della Regione Campania
in Via Santa Lucia Napoli
giovedì prossimo 27 febbraio 2014 dalle ore 15,00


CHIEDIAMO IL RITIRO DEL DL 477 E  CHE SI RICOMINCI DALL’ESITO REFERENDARIO, 27 MILIONI DI CITTADINI ITALIANI HANNO CHIESTO LA GESTIONE PUBBLICA DELL’ACQUA!
 
Invitiamo tutti i cittadini, i comitati, i movimenti, le forze politiche e la realtà che hanno dato vita all'esperienza di straordinaria partecipazione del referendum a ritrovarsi nuovamente per difendere con impegno e determinazione l'acqua, nostro bene comune.
 
FUORI L'ACQUA DAL MERCATO - FUORI I PROFITTI E DALL'ACQUA 

Napoli, 24 febbraio 2014
Coordinamento Campano per la gestione Pubblica dell'Acqua



venerdì 21 febbraio 2014

RIFLESSIONI E METAFORE
di Emilio Molinari


Se qualcuno in vista delle elezioni europee volesse capire qualcosa di più del lato oscuro dell'Unione Europea del fiscal compat e del vincolo del 3%, di sicuro dovrebbe piantarla di “guardare” a Berlino.  Dovrebbe prendersi una settimana di ferie e correre in Bosnia: a Zenica, Tuzla, e soprattutto a Sarajevo, dove la protesta, questa volta sociale ed operaia, attraversa le divisioni della guerra e della pulizia etnica.

Andare a Sarajevo viaggiando nella storia.

Da dove 100 anni fa il colpo di pistola di Gravilo Princip dava il via alle due guerre mondiali (la seconda è il continuo della prima), partorite dall'Europa del “lassez fair capitalista”..., dei nazionalismi e del fallimento delle socialdemocrazie.

Dall'inizio del “secolo breve” degli orrori, ma anche delle Resistenze, del welfare e del “mai più guerre”. Il secolo delle grandi mattanze, ma anche del ripensamento che accantona il liberismo dalle Costituzioni e giura di fare dell'Europa un continente unito, in pace e senza razzismi.

A Sarajevo inizia il '900 e a Sarajevo finisce il 900, tra le macerie del sogno di poter vivere assieme tra diverse culture.

Sarebbe un viaggio negli omissis “democratici e di sinistra” che non sono solo le foibe, ma secoli di storia. Nei ritorni del liberismo e nella cattiva coscienza dell'Europa, sempre civilissima, sempre mittleuropea e sempre affascinata dalla superiorità Germanica.

E nelle italiche e provinciali convinzioni che civiltà e democrazia stanno sempre a Nord, mentre i Balcani....sono sempre un buco nero....una barbarie da ignorare, anche se  vicini a noi più di Parigi.

I Balcani non stanno negli itinerari del popolo democratico e di sinistra, non stanno nella nostra conoscenza, nei nostri interessi. Sono cancellati come luoghi di vita vissuta da una umanità. Si va a fare il bagno in Croazia o a caccia in Bosnia, ma non “vediamo”...Noi e i nostri ragazzi per “vedere” andiamo a Londra, Berlino, Parigi, Barcellona...andiamo a cercare conferma del nostro essere civilissimi ed europei e per nasconderci il fallimento, il cannibalismo dei forti, l'autodistruzione delle comunità: sociali, istituzionali, culturali e umane che avanza

La Bosnia è il luogo dove se ti specchi vedi le brutture dell' anima europea nascosta. Vedi le rotture, le grandi faglie della storia del continente che si incontrano e si accavallano.

Chi cerca l'identità europea deve andare a Sarjevo tra i brandelli che ancora vivono nella realtà e nella memoria delle tante culture che l'hanno composta : la greca, la romana, la slava, l'ottomana, la mittleuropea, l'ebraica, l'italiana, la zingara.

Nel Febbraio del 1994 iniziavo il mio viaggio dentro la Bosnia con Agostino Zanotti e poi con Michele Nardelli entrambi, con altri giovani che vorrei tutti ricordare, parte di una pattuglia di europei, portatori di un altra Europa: di riconciliazione, di ambasciate della democrazia locale. Un viaggio più volte ripetuto, lungo tutte le strade di Bosnia passando in mezzo a macerie reali e metaforiche ancora fumanti, in mezzo ai volti dei criminali di guerra.

Chilometri e lunghe discussioni tra di noi, per capire il senso di una tragedia che ci colpiva occhi, mente e cuore attraverso la sistematica distruzione della “casa del vicino” e i profughi. Per capire il senso delle domanda: di chi la colpa?

Del crollo del comunismo? della fine del coperchio titoista che per decenni ha nascosto antichi odi? Della mancata rielaborazione dei conflitti del passato? Della criminalità organizzata e la corruzione politica nate nel ventre degli apparati del comunismo? Dagli odi delle campagne verso le città? Dalla svendita culturale degli intellettuali ai nuovi poteri etnico religiosi?.

Cercavamo le colpe nel passato della ex Jugoslavia, nel fallimento del  mondo al di la della “cortina”.

Tutte cose vere, pertinenti, che non andavano nascoste e giustificate con il pensiero del complotto occidentale.

Ma che non coglievano il peso avuto dalla volontà liberista europea su quegli avvenimenti e come questi fossero in forme diverse, l'anticipazione degli attuali disastri economico-sociali dell'UE. della Grecia, del nostro paese ecc.. Non coglievano il perchè, mentre infuriava la guerra, il marco tedesco fosse (come l'euro) in quelle contrade, l'unico elemento unificante.

Avremmo dato un senso diverso alla responsabilità della Germania, del Vaticano, dei partiti europei, dell'ambientalismo e persino di alcune figure del pacifismo italiano che soffiarono sul fuoco della separazione della Slovenia e della Croazia dalla Serbia e poi della  Bosnia dove la separazione era impossibile.

Avremmo capito che in quel momento l'Europa applicava la “teoria dello shock” di Milton Freedman, attraverso la quale si impongono ai cittadini le “riforme di struttura” che altrimenti troverebbero resistenze. Che lo “spezzatino delle repubbliche” era veicolo per vincoli di bilancio,  privatizzazioni dell'apparato industriale, liquidazione di tutto ciò che è pubblico, svendita del patrimonio naturale.

E che tutto ciò anticipava l'odierna attualità.

Lo potevamo vedere già nei nostri viaggi a macerie ancora calde, nei grandi camion pieni dei tronchi delle foreste disboscate, nei trafficanti di rifiuti tossico/nocivi alla ricerca di discariche, nelle fabbriche smembrate e comprate al prezzo di rottame dalle multinazionali. 

Oggi lo puoi vedere nell'assalto. con le dighe, all'acqua dei meravigliosi fiumi di Bosnia  da parte delle imprese tedesche ed italiane, nelle miniere e nelle acciaierie privatizzate, negli operai licenziati in massa, nella disoccupazione, nel territorio venduto ecc...

Un water grabbing e un land grabbing silenzioso alle porte di casa nostra, che oggi si estende alla Grecia, all'Italia e al suo patrimonio artistico e naturale, che diventa politica nelle direttive e nel Bluprint, il piano europeo delle acque che annuncia la monetizzazione di tutte le acque: dei fiumi, dei laghi e delle falde dell'Unione Europea.

22 anni fa, in Bosnia, si misurava la volontà europea di tenere assieme tutte le culture che l'hanno partorita; la  scommessa quindi di poterci unire noi, i fondatori dell'Unione e trasformarci in effettiva Comunità di popoli, non più in competizione, non più portatori di guerre, non vassalli del più forte economicamente o dei poteri transnazionali. La scommessa fu persa e vinse l'avidtà.

Ecco perchè andare Sarajevo è scoprire la metafora dell'odierno fallimento dell'UE, dei nostri partiti, della nostra arrogante modernità, della cecità e della logica di potenza della Germania che ancora si fa motrice di altre macerie.

Tornare a Sarajevo sul ponte della Miljacka o a Mostar sul ponte della Neretva per ripensare all'Europa non come Unione ma come Comunità di popoli e di beni comuni.

Per ricordare l'origine: la CECA.....Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio, beni comuni fondamentali allora, per la ripresa dalla guerra e per l'idea che il 900 aveva dello sviluppo. Per ripensare oggi ad una Comunità Europea dell'Acqua e del Territorio. Una Comunità di popoli che fà i conti con il limite delle risorse e con la crescita illimitata e che pensa ad una gestione in comune dei beni essenziali del vivere e lavorare assieme: sobriamente e nella dignità.

Emilio Molinari
febbraio 2014
Al Sindaco del Comune di Portici
Egr. Sig. Sindaco,
l’atto di impegno da noi proposto e da lei liberamente sottoscritto prima della tornata elettorale per l’elezione del Sindaco di Portici, ha rappresentato e rappresenta, per noi e per le persone che sulla base di questo impegno le hanno dato il proprio voto, una concreta volontà a perseguire un percorso effettivo per la ripubblicizzazione dell’acqua nel nostro territorio, anche in considerazione delle inadempienze contrattuali della Società Gori e della sua gestione clientelistica e fallimentare.
 
Dalla data del suo insediamento le abbiamo più volte chiesto di adoperarsi per rendere effettivo il voto espresso da milioni di italiani, in favore della fuoriuscita dell'acqua da una logica di mercato e di profitto, e nello specifico da 28.051 cittadini porticesi (98,77% dei votanti) quale esito della campagna referendaria per la ripubblicizzazione dell’acqua del 13 giugno 2011.
 
Tale percorso prevedeva innanzitutto l'adesione alla rete dei sindaci per la ripubblicizzazione, nonché l’affidamento di una consulenza giuridica, all’unisono con altri Sindaci attenti alla problematica, per poter definire le modalità con cui opporsi al disegno e alle proposte di legge che in materia di servizio idrico si vanno formando, anche a livello regionale, con orientamenti tesi solo alla privatizzazione selvaggia delle risorse idriche e privi totalmente di rispetto per la salvaguardia ambientale in un territorio già pesantemente provato dalle note vicende degli ultimi anni.
 
Oggi la situazione è grave ed urgente: la legge Regionale già in discussione alla VII Commissione sul riordino del servizio idrico servirà solo a far entrare multiutility e privati nella gestione dei beni comuni in Campania. Le chiediamo quindi per dare concretezza al suo impegno con i cittadini, di definire tempi certi per la presentazione al Consiglio Comunale di un ordine del giorno con la proposta di adesione alla rete dei Sindaci ed il conferimento dell’incarico peritale, unitamente agli altri Sindaci della rete.
 
La nomina di Laboccetta alla presidenza dell’ente gestore del servizio idrico nell’Ato3 rappresenta la peggiore espressione della politica in Italia e in Campania, trattandosi di persona che non ha competenze in materia di Servizio Idrico Integrato. Da parte nostra, siamo certi che le pressioni che la Gori potrebbe esercitare nei suoi confronti non troverebbero riscontro, poiché Lei, che della legge è sempre stato interprete ed esecutore durante il suo ufficio di magistrato, non vorrà essere meno osservante della legalità nel nuovo ufficio di
Sindaco. Al contrario, le chiediamo di farsi difensore della comunità cittadina, evitando di adeguarsi passivamente all’emanazione di normative che stravolgendo la volontà popolare, sulla quale si basa il consenso verso i politici e gli amministratori locali, favorirà solo gli interessi lobbistici delle grandi aziende, esautorando i Comuni dallo svolgimento delle loro funzioni primarie.
 
"Fuori Laboccetta dalla presidenza GORI. Fuori la GORI dall’ATO3."
 

martedì 18 febbraio 2014

da "Il Fatto Quotidiano"
Danno erariale nella gestione dell’acqua.
La Corte dei Conti sequestra il conto di Bassolino
 
La procura della magistratura contabile dispone il sequestro conservativo dopo una indagine delegata alla Guardia di finanza sul sistema di depurazione delle province di Napoli e Caserta. Per la procura gli appalti della Regione Campania sarebbero stati esosi per l'ente e dannosi per il servizio

di Andrea Palladino | 17 febbraio 2014

Antonio BassolinoNapoli.

Cinquantatre milioni di euro, da dividere – con percentuali diverse – tra gli ex amministratori dellaRegione Campania e le aziende che hanno gestito la depurazione. In cima alla lista della procura della Corte dei conti – che ha chiesto il blocco dei conti correnti alla Guardia di finanza – c’è l’ex governatore Antonio Bassolino, chiamato a rispondere per il 20% della cifra, pari a circa 10,6 milioni di euro. C’è poi l’ex assessore all’ambiente Walter Ganapini – ambientalista storico, con un passato a capo dell’agenzia nazionale per la protezione dell’ambiente – che risponde per 2,6 milioni di euro e l’ex dirigenza dell’Arin. la società che gestisce l’acqua di Napoli, ripubblicizzata un anno fa dalla giunta de Magistris: Maurizio Barracco, ex Ad, e Francesco Panico, con 3,7 milioni di euro ciascuno di presunto danno erariale. Chiamata in giudizio è anche la società che ha gestito il sistema di depurazione fino a pochi mesi fa, la Hydrogest spa, che deve rispondere per 10,6 milioni di euro.

 La contestazione della procura della Corte dei Conti arriva dopo un’accurata indagine delegata alla Guardia di finanza sul sistema di depurazione delle province di Napoli e Caserta. L’affidamento dell’appalto – avvenuto durante il governo Bassolino – si basava sul sistema del project financing. Per i magistrati contabili il vero affare lo avrebbe realizzato solo la società vincitrice, grazie ad un sistema che garantiva il pagamento automatico del servizio da parte della regione Campania. Quel tipo di affidamento – scelto nel 2002, quando Bassolino svolgeva anche il ruolo di commissario straordinario all’emergenza rifiuti – era stato sconsigliato dal Cipe, vista “la complessità del sistema depurativo”, spiega il nucleo tributario della Guardia di finanza. Nonostante il parere negativo, nel 2003 l’appalto viene aggiudicato alle società Termomeccanica Ecologia e Giustino Costruzioni, poi confluite in Hydrogest.
 
Il piano economico prevedeva un investimento di 120 milioni di euro da destinare all’adeguamento del sistema fognario e di depurazione della regione Campania. In cambio il raggruppamento di società di era aggiudicata la gestione dei canoni per le acque reflue, “per un volume di affari stimato in oltre un miliardo di euro”. Qualcosa, però, non ha funzionato: per la Guardia di finanza su quella gestione hanno pesato “significative anomalie”.
 
In sostanza – spiega la Procura della corte dei conti – il rischio imprenditoriale alla fine gravava solo sulla regione Campania e la stima del “ricavo garantito” sarebbe risultato abnorme. Secondo la ricostruzione della Procura, la Hydrogest non avrebbe attivato le procedure per riscuotere i canoni dai gestori idrici, avendo la certezza di ricevere in ogni caso i soldi dalla regione. Non solo. Nell’accordo con l’Arin – il gestore dell’acquedotto di Napoli – ha concesso un aggio sulla riscossione “nettamente superiore ai limiti imposti”, pari al 20%. 
 
Il peggio, però, doveva ancora venire. Quando nel 2010 la regione ha rescisso il contratto, gli impianti sono stati riconsegnati “in uno stato peggiore” rispetto al 2006. Emblematico è il caso – riportato nella richiesta di risarcimento danni notificata oggi dalla Procura – di Caserta: secondo i magistrati l’acqua che usciva dagli impianti risultava più inquinata rispetto ai reflui fognari in entrata.
Nonostante questo la Hydrogest ha mantenuto la gestione degli impianti fino al 2012, quando è stata sostituita dalla gestione commissariale. In alcuni casi, spiegano i magistrati, la società avrebbe “cannibalizzato” pezzi di ricambio per risparmiare i costi di manutenzione.
 
Con un impatto sull’ambiente pesante, come sottolineano i magistrati contabili: “Non è stato migliorato dal punto di vista del funzionamento nessuno degli impianti – si legge nella notifica – provocandone viceversa il netto peggioramento dello stato di taluni di essi”. Una gestione che, tra l’altro, avrebbe poi aumentato i costi degli impianti.
 
Dopo la notifica del provvedimento la Guardia di finanza sta procedendo al sequestro conservativo dei conti correnti, delle pensioni, degli stipendi e dei beni immobili degli indagati. Toccherà ora alla Corte dei conti valutare le accuse presentate dalla procura.

 

domenica 9 febbraio 2014

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SE NON DOVESSE ESSERE SUFFICIENTE LA MAIL-BOMBING E IL VOLANTINO PER FERMARE IL CONVEGNO DI LUNEDI' 10-02-2014 PRESSO LA SEDE DELLA UIL CAMPANIA PROVATE COL VUDU' ...



mercoledì 5 febbraio 2014

IL GOVERNO CI RIPROVA
CON LE BONIFICHE

“Chi ha inquinato deve essere...pagato!”

il Governo Letta interviene a sostegno di chi ha causato i peggiori disastri ambientali del paese!

Nel Decreto “DestinazioneItalia” un condono tombale sulle bonifiche per criminali e aziende senza scrupoli con tanto di regalo di miliardi di euro di fondi pubblici.

Condono tombale per i peggiori disastri ambientali e a pagare sarà il popolo inquinato e non gli autori delle contaminazioni.
 
Il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua denuncia che in Italia, tra pochi giorni varrà definitivamente il nuovo principio “chi ha inquinato viene...pagato!”, che sostituirà l'ormai obsoleto “chi inquina paga”, tuttora in auge nel resto d'Europa.
 
Il Governo Letta e il Ministro Orlando, infatti, tornano alla carica per sollevare gli inquinatori dagli oneri delle bonifiche nei Siti di Interesse Nazionale, le aree disastrate da decenni di inquinamento senza scrupoli. Dopo il maldestro tentativo di cancellare in radice le bonifiche attraverso il cosiddetto Decreto del Fare, poi sventato dalla reazione dei cittadini, con l'Art.4 del Decreto 145/2013 “Destinazione Italia” si arriva anche a finanziare gli autori dell'inquinamento!
 
I proprietari delle aree, compresi i responsabili dell'inquinamento se il disastro è stato compiuto prima del 30 aprile 2007 (praticamente tutti i siti nazionali di bonifica), potranno usufruire di un bell'accordo di programma co-finanziato dallo Stato se propongono qualche percorso di re-industrializzazione.
 
Infatti si potranno “stipulare accordi di programma con uno o piu' proprietari di aree contaminate o altri soggetti interessati ad attuare progetti integrati di messa  in sicurezza o bonifica  e  di  riconversione  industriale  e  sviluppo economico in siti di interesse nazionale individuatiche prevedano anchee) i contributi pubblici e le altre misure di sostegno  economico finanziario disponibili e attribuiti;
 
Intanto è interessante notare la “o” inserita tra “messa in sicurezza” e “bonifica”, con la conseguenza che gli accordi potranno anche limitarsi alla sola messa in sicurezza dei siti e non già alla vera bonifica. Non si fissa neanche un limite di importo all'eventuale sostegno pubblico, né una percentuale massima sul valore complessivo dell'accordo di programma che piotrebbe essere presa in carico dallo Stato.
 
Ne consegue che il proprietario dell'area inquinata potrebbe vedersi pagare dallo Stato non solo integralmente gli oneri delle bonifiche ma addirittura gli investimenti per i nuovi impianti. La parte residua a suo carico godrà pure del credito d'imposta!

L'Italia sarà quindi un vero Bengodi per gli autori dei peggiori disastri ambientali che hanno messo in ginocchio vaste aree del paese, che non dovranno più temere i risarcimenti miliardari a cui i tribunali avrebbero potuto condannarli nelle decine di processi in corso in Italia per reati ambientali e contro la salute dei cittadini.
 
Grazie al successivo comma 3 i nuovi impianti realizzati nei siti inquinati saranno automaticamente dichiarati di pubblica utilità (quindi anche un inceneritore o una raffineria!) con tanto, come detto, di vantaggi fiscali. Non vi è neanche un obiettivo di sostenibilità ambientale per le nuove attività necessartie per risollevare i siti inquinati, al contrario di quanto avviene in Francia e in Germania dove questi sito sono rinati divenendo ecomusei e aree turistiche.
 
Il tocco finale è nel comma 6 in cui si prevede addirittura un vero e proprio condono tombale, co-finanziato dagli italiani, per gli inquinatori poiché l'attuazione dell'accordo di programma

esclude  per  tali  soggetti  ogni  altro  obbligo  di   bonifica e riparazione ambientale e fa venir meno  l'onere  reale  per  tutti  i fatti antecedenti all'accordo medesimo.
 
Lo stesso servizio studi della Camera ha sollevato seri dubbi sui contenuti del Decreto che confliggerebbe con il principio comunitario “chi inquina paga”.
 
Il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua Pubblica chiede che al Ministro Orlando di ritirare immediatamente questa norma che è un vero e proprio schiaffo ai cittadini vittime di inquinamento. Un vero e proprio favore ai criminali e alle aziende senza scrupoli che hanno reso invivibili intere aree del paese causando lutti e malattie a migliaia di cittadini, come ha accertato lo studio SENTIERI condotto dall'Istituto Superiore di Sanità proprio nell'ambito delle comunità che vivono nei Siti di Bonifica Nazionali. Il Forum lancia un appello a tutte le forze politiche in Parlamento affinché si adoperino nel cambiare il testo per evitare che i miliardi destinati alle bonifiche non si trasformi in un affare per cricche e cosche e nell'ennesimo sacco delle finanzie pubbliche.

 

domenica 2 febbraio 2014

ACQUA, RIFIUTI, SPAZI:
GIU’ LE MANI DA QUARTO!


Sono passati mesi da quando venne deliberato con l'atto n.15 il tentativo di privatizzare l'acqua  per la durata di venti anni!

Momenti informativi, presidi e manifestazioni sono sicuramente serviti a sospendere questo processo, ma “Acquedotti Scpa”  ha annunciato al Comune di Quarto solo una momentanea sospensione (nota 551), ed è chiaro che la delibera è ancora in piedi: la strada della privatizzazione è percorribile in qualsiasi momento...

Per questo motivo siamo andati avanti con il ricorso al TAR col supporto di legali del Coord. Regionale “AcquaPubblica” perchè vogliamo l'effettivo azzeramento della delibera 15.

Il paese nel frattempo è abbandonato a se stesso: tra buche, immondizia, sgomberi di spazi sociali (vedi l'esperienza di Quarto Mondo e Consulta Giovani) e una raccolta differenziata porta a porta che stenta a partire!

Chiediamo quindi un ulteriore sforzo ai cittadini affinchè partecipino con noi alla vita politica e sociale del paese e per il sostegno economico al ricorso.

Per questo invitiamo la popolazione tutta a partecipare al :

DIBATTITO PUBBLICO
Che si terrà sabato 8 febbraio  alle ore 17.30
presso la Chiesa Gesù Divin Maestro a Quarto

INTERVERRANNO:

Padre Alex Zanotelli - Missionario Comboniano
Maurizio Montalto - Avvocato del Cordinamento Regionale Acqua Pubblica
Don Gennaro Guardascione - Forania di Quarto
Parlamentari e Senatori da sempre impegnati a difesa dei Beni Comuni.

A SEGUIRE APERITIVO SOCIALE A SOSTEGNO DEL RICORSO AL TAR

PROMUOVE:
Comitato Acqua e Territorio Quarto


Fuori le aziende private dall'affaire Acqua!
Si alla Ripubblicizzazione!
 

Il nuovo presidente!
da "La Repubblica" del 01-02-2014
Acqua pubblica, blitz alla Gori:
Amedeo Labocetta presidente

Amedeo Laboccetta
 
Amedeo Laboccetta 
Sconfitto alle ultime politiche, l'ex deputato già esponente di An, ex deputato ed ex coordinatore cittadino del Pdl indagato per favoreggiamento, sale al vertice dell'azienda.  
 
di CONCHITA SANNINO

DOVRÀ occuparsi di acqua pubblica e del salvataggio delle casse della Gori: qualcuno, teme, a spese degli utenti, come già racconta la lunga battaglia dei comitati contro i rincari delle bollette. Il profilo ideale per questa mission? Un "trombato" della politica, per giunta indagato per favoreggiamento in una brutta storia di finanziamenti illeciti e lobbisti dei giochi d'azzardo in odore di mafia.
 
Eccolo Amedeo Laboccetta, già esponente di An, ex deputato ed ex coordinatore cittadino del Pdl, ormai legatissimo a Nicola Cosentino. Da un anno, da quando è rimasto fuori della Camera, primo dei non eletti, l'ex parlamentare sperava di riacciuffare un ruolo e ce l'ha fatta. Laboccetta è il nuovo presidente della Gori spa, in pratica il braccio operativo del servizio idrico di Ato 3, 1 milione e 700mila utenti, 76 comuni serviti, un Ato finito sotto le azioni giudiziarie dei comitati per l'acqua dopo un consistente aumento delle tariffe. A sua volta, la Gori è partecipata da Acea, l'importante multiservizi nei settore acqua, energia, ambiente.

Nulla pesano le ombre. Laboccetta è indagato a Roma con l'accusa di favoreggiamento perché, nel novembre 2011, si precipitò sulla scena della perquisizione in casa di Francesco Corallo, cui è riconducibile la società Atlantis  -  nell'ambito dell'inchiesta che riguarda finanziamenti illeciti della Bpm di Ponzellini  -  e strappò letteralmente dalle mani di un ufficiale della Finanza il computer di Corallo, figlio di Gaetano, già inquisito per collusioni con la mafia. "Questo pc è mio, io sono parlamentare e me lo porto", e sparì.
 
Solo dopo mesi e una richiesta dei giudici al Parlamento, Laboccetta riconsegnò il pc ma la Finanza scoprì che dal computer erano stati "cancellati in profondità" tutti i contenuti, e ne era stata mutata la titolarità. Sulla scelta di Laboccetta a capo della Gori aveva provato ad opporsi la Regione, attraverso l'assessore regionale Giovanni Romano e il presidente dell'aula, Paolo Romano. Voci inascoltate.
 
Laboccetta deve la nomina, da un lato, all'azione di Carlo Sarro, deputato fedelissimo a Cosentino, che ha posto quel nome nella sua veste di commissario liquidatore dell'Ato; e, dall'altro lato, all'accordo tra i sindaci dell'assemblea dei Comuni (ben 76, i più estesi sono quelli di Castellammare di Stabia e Torre del Greco). Tra questi ultimi, c'è anche chi ha piazzato amici o "figlie di", in un patto trasversale che non sembra aver messo esattamente le capacità manageriali al centro di questo folto Cda per 9.
 
Ecco la nota della Gori: "Gli altri membri in pectore nominati dall'assemblea dei soci, che dovranno essere ratificati nel corso del prossimo Cda, sono Giovanni Paolo Marati, attuale ad di Gori, Rachele Iovino, Antonio Sodano, Ranieri Mamalchi (confermato), Iolanda Papalini, Francesco Saverio Auriemma (confermato), Salvatore Stabile (confermato) e Maurizio Bruno, quest'ultimo presidente uscente. Una ventata rosa attraversa, quindi, la governance dell'azienda".
 
L'annotazione di genere si riferisce, tra l'altro, alla giovane Iovino, figlia di un personaggio molto discusso del Pd di Castellammare, la cui nomina ha avuto l'ok dal Comune retto dal sindaco Pd Nicola Cuomo. Colpisce tra l'altro il robusto silenzio dei vertici napoletani dei democrat su una scelta che invece solleva mugugni dei comitati e degli ambientalisti. "Una nomina che lascia senza parole", commenta Francesco Emilio Borrelli, membro dei Verdi. "Un'azienda dalla funzionalità per niente esaltante doveva essere guidata da un professionista, non da una vecchia volpe della politica, estensione del nuovo potere cosentiniano".
 
 

da “marigliano.net” del 31-01-2014

Marigliano, l'ex sindaco Sodano
nel Consiglio d'Amministrazione della GORI
                                     Antonio Sodano                                     Paolo Russo
 

L'ex sindaco, Antonio Sodano,  diventa membro del Consiglio di Amministrazione della Gori. A darne notizia è il deputato Paolo Russo che plaude alla nomina di Sodano in uno degli Enti più contestati in città per la gestione del servizio idrico privatizzato,  senza che finora ci sia stato un innalzamento della qualità del servizio erogato all'utenza.

"Premiata la professionalità -dice il deputato mariglianese- e la capacità di rappresentare un territorio nell'interesse precipuo del servizio, dei cittadini, delle famiglie  e delle imprese. Prevale la logica di buon governo". E così Russo la spunta in Forza Italia inserendo un proprio rappresentate nell'Ente di gestione del ciclo integrato delle acque. Un punto di forza per la città di Marigliano , che adesso avrà un proprio referente presso la Gori, che sicuramente si farà portavoce delle tante criticità registrate in un Comune,  dove è ancora in corso un contenzioso da parte dei cittadini che non riconoscono in questa struttura l'Ente a cui erogare i propri tributi.

Un contenzioso, che gli irriducibili dell'acqua pubblica hanno da sempre con la Gori. E che si è acuito ancora di più,  dopo che il Comune, proprio con l'Amministrazione Sodano,  ha chiuso il conto pubblico dove i cittadini, che non si erano mai uniformati alla privatizzazione del servizio, rifiutando persino l'istallazione dei nuovo contatori,  continuavano a pagare le proprie bollette. Un problema che l'ex sindaco Antonio Sodano conosce bene e di cui adesso si potrà fare portavoce garantendo i propri concittadini,  che addirittura nei giorni scorsi si sono visti recapitare bollette dove la Gori rivendica il pagamento di bollette già pagate sul conto del Comune.

Questo il nuovo Consiglio d'Amministrazione della Gori al completo: Amedeo Laboccetta, ex Deputato della Repubblica, è il nuovo presidente.Gli altri membri  nominati dall'Assemblea dei Soci, che dovranno essere ratificati nel corso della prossima seduta del Consiglio di Amministrazione, sono Giovanni Paolo Marati, attuale amministratore delegato di GORI, Rachele Iovino, Antonio Sodano, ex sindaco di Marigliano,  Ranieri Mamalchi , Iolanda Papalini, Francesco Saverio Auriemma , Salvatore Stabile e Maurizio Bruno, quest'ultimo presidente uscente.