da "La Repubblica" del 01-02-2014
Acqua
pubblica, blitz alla Gori:
Amedeo Labocetta presidente
Amedeo Labocetta presidente
Amedeo Laboccetta
Amedeo Laboccetta
Sconfitto alle ultime politiche, l'ex deputato già
esponente di An, ex deputato ed ex coordinatore cittadino del Pdl indagato per
favoreggiamento, sale al vertice dell'azienda.
di CONCHITA SANNINO
DOVRÀ occuparsi di acqua
pubblica e del salvataggio delle casse della Gori: qualcuno, teme, a spese
degli utenti, come già racconta la lunga battaglia dei comitati contro i
rincari delle bollette. Il profilo
ideale per questa mission? Un "trombato" della politica, per giunta
indagato per favoreggiamento in una brutta storia di finanziamenti illeciti e
lobbisti dei giochi d'azzardo in odore di mafia.
Eccolo Amedeo Laboccetta, già
esponente di An, ex deputato ed ex coordinatore cittadino del Pdl, ormai
legatissimo a Nicola Cosentino. Da un anno, da quando è rimasto fuori della
Camera, primo dei non eletti, l'ex parlamentare sperava di riacciuffare un
ruolo e ce l'ha fatta. Laboccetta è il nuovo presidente della Gori spa, in
pratica il braccio operativo del servizio idrico di Ato 3, 1 milione e 700mila utenti,
76 comuni serviti, un Ato finito sotto le azioni giudiziarie dei comitati per
l'acqua dopo un consistente aumento delle tariffe. A sua volta, la Gori è
partecipata da Acea, l'importante multiservizi nei settore acqua, energia,
ambiente.
Nulla pesano le ombre. Laboccetta è indagato a Roma con l'accusa di favoreggiamento perché, nel novembre 2011, si precipitò sulla scena della perquisizione in casa di Francesco Corallo, cui è riconducibile la società Atlantis - nell'ambito dell'inchiesta che riguarda finanziamenti illeciti della Bpm di Ponzellini - e strappò letteralmente dalle mani di un ufficiale della Finanza il computer di Corallo, figlio di Gaetano, già inquisito per collusioni con la mafia. "Questo pc è mio, io sono parlamentare e me lo porto", e sparì.
Nulla pesano le ombre. Laboccetta è indagato a Roma con l'accusa di favoreggiamento perché, nel novembre 2011, si precipitò sulla scena della perquisizione in casa di Francesco Corallo, cui è riconducibile la società Atlantis - nell'ambito dell'inchiesta che riguarda finanziamenti illeciti della Bpm di Ponzellini - e strappò letteralmente dalle mani di un ufficiale della Finanza il computer di Corallo, figlio di Gaetano, già inquisito per collusioni con la mafia. "Questo pc è mio, io sono parlamentare e me lo porto", e sparì.
Solo dopo mesi e una richiesta dei
giudici al Parlamento, Laboccetta riconsegnò il pc ma la Finanza scoprì che dal
computer erano stati "cancellati in profondità" tutti i contenuti, e
ne era stata mutata la titolarità. Sulla scelta di Laboccetta a capo della Gori
aveva provato ad opporsi la Regione, attraverso l'assessore regionale Giovanni
Romano e il presidente dell'aula, Paolo Romano. Voci inascoltate.
Laboccetta
deve la nomina, da un lato, all'azione di Carlo Sarro, deputato fedelissimo a
Cosentino, che ha posto quel nome nella sua veste di commissario liquidatore
dell'Ato; e, dall'altro lato, all'accordo tra i sindaci dell'assemblea dei
Comuni (ben 76, i più estesi sono quelli di Castellammare di Stabia e Torre del
Greco). Tra questi ultimi, c'è anche chi ha piazzato amici o "figlie
di", in un patto trasversale che non sembra aver messo esattamente le
capacità manageriali al centro di questo folto Cda per 9.
Ecco la nota della
Gori: "Gli altri membri in pectore nominati dall'assemblea dei soci, che
dovranno essere ratificati nel corso del prossimo Cda, sono Giovanni Paolo
Marati, attuale ad di Gori, Rachele Iovino, Antonio Sodano, Ranieri Mamalchi
(confermato), Iolanda Papalini, Francesco Saverio Auriemma (confermato),
Salvatore Stabile (confermato) e Maurizio Bruno, quest'ultimo presidente
uscente. Una ventata rosa attraversa, quindi, la governance dell'azienda".
L'annotazione di genere si riferisce, tra l'altro, alla giovane Iovino, figlia
di un personaggio molto discusso del Pd di Castellammare, la cui nomina ha
avuto l'ok dal Comune retto dal sindaco Pd Nicola Cuomo. Colpisce tra l'altro
il robusto silenzio dei vertici napoletani dei democrat su una scelta che
invece solleva mugugni dei comitati e degli ambientalisti. "Una nomina che
lascia senza parole", commenta Francesco Emilio Borrelli, membro dei
Verdi. "Un'azienda dalla funzionalità per niente esaltante doveva essere
guidata da un professionista, non da una vecchia volpe della politica,
estensione del nuovo potere cosentiniano".
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