Danno erariale nella gestione
dell’acqua.
La Corte dei Conti sequestra il conto di Bassolino
La procura della
magistratura contabile dispone il sequestro conservativo dopo una indagine
delegata alla Guardia di finanza sul sistema di depurazione delle province di
Napoli e Caserta. Per la procura gli appalti della Regione Campania sarebbero
stati esosi per l'ente e dannosi per il servizio
di Andrea Palladino | 17 febbraio 2014
Il piano
economico prevedeva un investimento di 120 milioni di euro da
destinare all’adeguamento del sistema fognario e di depurazione della regione
Campania. In cambio il raggruppamento di società di era aggiudicata la
gestione dei canoni per le acque reflue, “per un volume di affari stimato
in oltre un miliardo di euro”. Qualcosa, però, non ha funzionato: per la
Guardia di finanza su quella gestione hanno pesato “significative
anomalie”.
In sostanza – spiega la
Procura della corte dei conti – il rischio imprenditoriale alla fine gravava
solo sulla regione Campania e la stima del “ricavo garantito” sarebbe
risultato abnorme. Secondo la ricostruzione della Procura, la Hydrogest non
avrebbe attivato le procedure per riscuotere i canoni dai gestori idrici,
avendo la certezza di ricevere in ogni caso i soldi dalla regione. Non solo.
Nell’accordo con l’Arin – il gestore dell’acquedotto di Napoli – ha concesso un
aggio sulla riscossione “nettamente superiore ai limiti imposti”, pari al
20%.
Il peggio, però, doveva ancora venire. Quando
nel 2010 la regione ha rescisso il contratto, gli impianti sono stati
riconsegnati “in uno stato peggiore” rispetto al 2006.
Emblematico è il caso – riportato nella richiesta di risarcimento
danni notificata oggi dalla Procura – di Caserta: secondo i magistrati l’acqua
che usciva dagli impianti risultava più inquinata rispetto ai reflui
fognari in entrata.
Nonostante questo la Hydrogest ha mantenuto la
gestione degli impianti fino al 2012, quando è stata sostituita dalla
gestione commissariale. In alcuni casi, spiegano i magistrati, la società avrebbe “cannibalizzato” pezzi
di ricambio per risparmiare i costi di manutenzione.
Con un impatto sull’ambiente pesante, come
sottolineano i magistrati contabili: “Non è stato migliorato dal
punto di vista del funzionamento nessuno degli impianti – si legge nella
notifica – provocandone viceversa il netto peggioramento dello stato di taluni
di essi”. Una gestione che, tra l’altro, avrebbe poi aumentato i costi degli
impianti.
Dopo la notifica del provvedimento la Guardia
di finanza sta procedendo al sequestro conservativo dei conti correnti, delle
pensioni, degli stipendi e dei beni immobili degli indagati. Toccherà ora
alla Corte dei conti valutare le accuse presentate dalla procura.
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