articolo comparso su www.cantolibre.it e scritto da Gennaro Espostito
di Sinistra Anticapitalista Napoli
LA SPINOSA QUESTIONE
di Sinistra Anticapitalista Napoli
LA SPINOSA QUESTIONE
COMUNE-CONSORZIO
SAN GIOVANNI A TEDUCCIO “ABC”
L’ABC è senza dubbio il fiore all’occhiello del Sindaco De
Magistris. Un’esperienza unica (e non solo in Italia).
Basti pensare ai CdA dell’Azienda aperti ai militanti dei comitati, o al Consiglio Civico che si prefigge di coinvolgere e informare i cittadini (i reali proprietari del servizio idrico) di come funziona, o dovrebbe funzionare, un “bene comune”.
Basti pensare ai CdA dell’Azienda aperti ai militanti dei comitati, o al Consiglio Civico che si prefigge di coinvolgere e informare i cittadini (i reali proprietari del servizio idrico) di come funziona, o dovrebbe funzionare, un “bene comune”.
Questo articolo nasce dalla necessità d’informare le compagne e i compagni di
Napoli (e non solo) che su tale “fiore” continuano ad arrivare folate di
vento che potrebbero, tra non molto, causargli un prematuro appassimento. La
discussione sull’opportunità o meno di nominare presidente dell’Azienda un
militante del comitato dei cittadini (o d’inserire compagni di movimento nel
CdA) passa indiscutibilmente in sottordine rispetto a quanto sto per elencare
nei righi successivi.
Questo lo affermo senza polemica alcuna, anche perché in
linea di principio sono d’accordo sull’autonomia dei movimenti, ma per una pura
e semplice necessità politica di stabilire (e in fretta) da che parte stare.
Ad ogni modo, il mio giudizio sulla gestione del presidente Montalto è
senz’ombra di dubbio più che positivo. Detto ciò, passiamo ai fatti.
Il Comune chiede che ABC debba assorbire 120
lavoratori (100 dal Consorzio S. Giovanni) e 7 impianti presidiati.
Il costo annuale per la gestione degli impianti e del
personale ammonta a 9,3 milioni di euro.
E’ poi necessario un
investimento una tantum di 5,4 milioni di euro, per la messa in sicurezza degli
impianti, finora mai sottoposti a manutenzione. Tali impianti, così come
sono, rappresenterebbero un serio rischio per gli operai. Senza gli
impianti, però, almeno una settantina di persone diventerebbero un “esubero”
impossibile da impiegare in altre mansioni.
Nell’art.2 del DPR 902/86 si legge che il Comune deve
garantire la copertura dei costi per tre anni e indicare dove recupera i soldi
per il passaggio del personale e degli impianti ad ABC.
Moltiplichiamo
allora i 9,3 milioni per 3 anni e arriviamo alla cifra di 27,9 milioni. Se a questo
risultato aggiungiamo i 5,4 milioni dell’investimento una tantum, abbiamo un
totale di 33,3 milioni di euro. Ci è quindi difficile capire come la Giunta
Comunale abbia potuto deliberare (delibera 843/2015) il passaggio del personale
e degli impianti in questione con un versamento di soli 4,9 milioni per l’anno
2016.
Anche al più sprovveduto non dovrebbe sfuggire che mancano all’appello
28,4 milioni di euro!
Attualmente il Comune paga i lavoratori del Consorzio
caricando il costo sulla fiscalità generale.
Anche questa è una soluzione
illegale (quanto mi pesa usare questa espressione!
E’ purtroppo necessaria per
chiarire lo stato reale delle cose). Infatti, per il Dlgs 152/06,i costi
dovrebbero andare in tariffa insieme agli impianti (la Corte dei Conti sta
indagando la Regione Campania per problemi analoghi). Possibile che il Comune,
che è ben consapevole di questa “criticità”, non riesce a trovare altra via
d’uscita che non sia quella di scaricare pubblicamente il problema su ABC?
Il Comune di Napoli, nel 2014 (delibera di
Consiglio comunale 80/2014) ha prima approvato il bilancio di ABC e ha poi
prelevato dalle casse aziendali 16 milioni di euro, impegnandosi di restituire
all’ Azienda stessa l’intera somma affinché potesse essere utilizzata per gli investimenti
nel settore idrico.
Tale restituzione non è mai avvenuta.
Se il Consiglio comunale approvasse il bilancio di
ABC, gli utili ammonterebbero quasi ad 8 milioni di euro. Una parte di questi
utili potrebbe essere usata per la ristrutturazione di quegli impianti che il
Comune vuole trasferire ad ABC.
ABC ha già avviato gli esodi di parte del
proprio personale, riducendo i costi e liberando spazi per nuove assunzioni.
Nel frattempo, ABC tenta di assorbire il
personale della propria società partecipata Net Service s.r.l.
Un’operazione che ridurrebbe ulteriormente i costi di gestione; anche se,
bisogna dirlo, non è ancora chiaro attraverso quale percorso giuridico questo
sia possibile.
Resta da valutare se i risparmi che tenta di
realizzare ABC possano coprire,senza violare la legge,il costo che deriva sia
dall’assorbimento dei lavoratori di San Giovani sia dall’acquisizione degli
impianti.
In ogni caso, i suindicati risparmi non potranno di certo coprire per
intero l’aumento dei costi imposti dal trasferimento degli impianti e del
personale.
Considerato il grado d’incertezza giuridica e di
praticabilità delle soluzioni, l’unico dato sicuro è che se ABC accettasse ciò
che le chiede il Comune, produrrebbe un danno erariale di 28,4 milioni di euro
e, di conseguenza, imploderebbe a detrimento di tutti i lavoratori dell’azienda
e dell’acqua pubblica.
Il Sindaco, che molti di noi hanno sostenuto nelle recenti
elezioni amministrative, sa bene che le dinamiche di partecipazione democratica
messe in campo da ABC stanno creando le condizioni di una profonda
consapevolezza nella collettività coinvolta.
Tale “collettività” è consapevole
non solo delle vicende aziendali, ma anche delle questioni politiche di rilievo
nazionale (il Decreto Madia in approvazione) o locale (legge regionale di
privatizzazione) e tra l’altro comincia a familiarizzare con le procedure
gestionali: le tariffe, la carta dei servizi e la costruzione del ciclo
integrato.
E’ convinzione di tutti che sia indispensabile ed
urgente la realizzazione del ciclo integrato delle acque,che vadano
salvaguardati i lavoratori del settore e con essi le loro famiglie.
Un invito
alla chiarezza politica nasce soprattutto dalla necessità di evitare che il
pezzo di un percorso (il passaggio dei lavoratori), se sostanzialmente avulso
dal ciclo integrato e dalla fattiva copertura economica, generi un conflitto
tra i lavoratori, che a loro volta potrebbero (realisticamente) vedere
compromessa la propria posizione lavorativa nell’immediato futuro.
Soluzioni maldestre, inoltre, rischiano di
pregiudicare un processo avanzatissimo di pubblicizzazione del servizio idrico.
Un processo, non dimentichiamolo, fortemente voluto proprio dal sindaco
De Magistris.
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