sabato 24 dicembre 2016
venerdì 9 dicembre 2016
Lunedì 12 dicembre 2016 aller ore 11,30 presidio e conferenza stampa davanti al
Palazzo di Santa Lucia, sede della Regione Campania - Via Santa Lucia - Napoli
PIATTAFORMA ACQUA PUBBLICA CAMPANIA
I. L’opposizione all’affidamento della gestione del SII del Centro-Sud ad un’unica grande Multiutility
Sono ormai molti anni che le linee politiche dei governi nazionali e regionali susseguitisi al potere stanno portando avanti il progetto di sottrazione progressiva dei servizi pubblici locali dal controllo dei Comuni e dei cittadini per trasferirne la gestione a società di mercato, così rispondendo alle richieste delle società finanziarie del settore ed in particolare alle multinazionali dei servizi. In particolare, tale progetto di privatizzazione e accentramento della gestione dei servizi pubblici locali, si intende portarlo avanti attraverso l’individuazione di 4 grandi operatori privati italiani, partecipati dalle multinazionali del settore, che progressivamente andrebbero a gestire l’intero servizio idrico del Paese.
Per il Centro - Sud i soggetti individuati quali società di partenza per procedere alla costruzione della grande società di gestione sono l’ACEA S.P.A. e l’Acquedotto Pugliese.
L’ACEA s.p.a., una società quotata in borsa partecipata dalla multinazionale Suez che attualmente detiene il 23,3% e dal Comune di Roma socio di maggioranza al 51% (nonché dal gruppo Caltagirone), detiene già la gestione della maggioranza del territorio del Centro e del Lazio, nonché in alcune società in vari territori di altre regioni del Sud.
L’Acquedotto Pugliese, al contrario, è una società per azioni di proprietà interamente pubblica che per le dimensioni gestionali, oltre che per il numero di utenze servite non può che essere individuato quale ulteriore centro di aggregazione con progressiva privatizzazione e dismissione di quote a favore dei privati, anche attraverso processi di fusione societaria e ricapitalizzazione.
Dal punto di vista istituzionale il progetto di progressiva aggregazione, accentramento e privatizzazione del servizio idrico sta andando avanti attraverso la promozione del modello di governo dell’ATO UNICO REGIONALE, i cui effetti pratici sono un sostanziale allontanamento dei Comuni e delle Comunità locali di riferimento dal governo e dalla gestione del servizio idrico.
Tale modello, applicato per la prima volta in Toscana e poi in altre regioni, prevede il funzionamento attraverso organi di secondo livello e di terzo livello che nella sostanza recidono il rapporto democratico tra rappresentanti e rappresentati e creano un modello di Ente pubblico apolitico e fuori dalle regole democratiche, maggiormente funzionale agli interessi di interlocuzione stabile delle società finanziarie di gestione del servizio idrico integrato.
Esempi di tale nuovo modello di Governance del servizio idrico è sicuramente l’Autorità Idrica Toscana e da ultimo lo stesso Ente Idrico Campano approvato tra le proteste vivaci dei comitati per l’Acqua pubblica il 16 novembre 2015 dalla maggioranza del Presidente Vincenzo De Luca.
Inoltre, Appare opportuno ricordare che nel dato di contesto si inseriscono anche le norme sulla finanza pubblica
II. I profili di restringimento democratico dell'Ente Idrico Campano
Il
modello dell’ente unico regionale campano presenta gravi profili di
antidemocraticità in particolare per ciò che riguarda il ruolo di comuni
che viene relegato, nella gran parte dei casi a quello di semplici
elettori. In particolare, per ciò che riguarda l’organizzazione
dell’ente appare chiaro che:
- Non prevedere la
rappresentanza diretta dei Comuni all’interno dell’ente, neanche in
organi di carattere consultivo, propositivo o di controllo determina, in
realtà, l’estromissione della gran parte dei 550 Comuni della Campania
dalla gestione del Servizio Idrico Integrato;
- I Consigli di Distretto,
organo di II livello composti da 30 membri eletti dai sindaci sulla
base di un complicato e fallace sistema elettorale, che
rappresenterebbero gli organi dell'Ente Idrico Campano più vicini agli
interessi del territorio, appaiono non dotati di poteri incisivi e
comunque sottoposti alla tutela del Comitato Esecutivo dell'EIC, secondo
una ripartizione di competenze tutt'altro che pacifica;
- Il Comitato Esecutivo,
organo di terzo livello composto da 20 membri eletti dai Consigli di
Distretto, rappresenta una gravissima anomalia democratica perché
accentra funzioni decisionali decisive nel governo del Servizio Idrico
Integrato in capo ad un numero ristretto di persone, di fatto sganciato
dai territori e quindi lontano dagli interessi dei cittadini;
-
inoltre, il meccanismo elettorale e la decadenza automatica dei
componenti degli organi elettivi allo scadere del mandato nel Comune di
appartenenza, determina gravissimi problemi di continuità amministrativa
e tenuta del modello istituzionale, che corroborano il giudizio
totalmente negativo sulla L.R.C. n. 15/2015, in cui la continuità e,
dunque, il vero potere decisionale sarà con tutta probabilità detenuto
dalla burocrazia dell'Ente.
Il modello rappresenta sicuramente un
modello di gestione autoritaria ed antidemocratica che tende ad
emarginare il ruolo dei Comuni che restano solo formalmente i detentori
delle competenze in materia di acqua ma che, nella sostanza, sono
degradati per la gran parte ad elettori chiamati ad esprimersi una volta
ogni 5 anni degli organi decisionali.
III. La
necessità della partecipazione all’Ente Idrico Campano essenziale per
l’affidamento del servizio idrico integrato ad enti di diritto pubblico nei vari
distretti
Nella prospettiva di
una modifica e disarticolazione dell’Ente Idrico Campano con
ricostituzione di enti di Governo degli Ambiti corrispondenti agli
attuali distretti e ricostituzione delle assemblee dei sindaci sovrane, i
Comuni per l'acqua pubblica non possono tuttavia abbandonare
l’esercizio delle proprie funzioni, per quanto strette nella camicia di
forza dell’EIC, al fine di scongiurare il rischio che al governo del
nuovo ente arrivino forze sensibili alle sirene della finanzia e delle
società private.
In particolare, appare opportuno che, sulle questioni riguardanti l’Ente idrico Campano, i comuni si organizzino al fine di:
1.
Esprimere nei Consigli di Distretto una rappresentanza favorevole alla
gestione pubblica, partecipata e democratica del servizio idrico
integrato;
2. Esprimere nel Comitato Esecutivo una rappresentanza
favorevole alla gestione pubblica, partecipata e democratica del
servizio Idrico Integrato.
3. Approvare nei vari Consigli di
Distretto l’affidamento della gestione ad Aziende Speciali Consortili
partecipate dai Comuni del Distretto proporzionalmente al numero degli
abitanti;
4. Porre fine alla gestione del servizio idrico
integrato delle società private insistente nei vari distretti della
regione (GORI, Gesesa, AcuqedottiScpa, Ottogas, etc.);
5.
Riappropriarsi delle sorgenti, della grande adduzione e la depurazione
sottraendola alla gestione di Acquacampania s.p.a. e degli altri gestori
privati presenti;
6. Revisione e rideterminazione dei piani
economico finanziari, di investimento e tariffari approvati nel periodo
di commissariamento dalla Regione Campania e dai suoi commissari
straordinari.
Nel portare avanti i suddetti punti programmatici i
rappresentanti dei Comuni più popolosi e rappresentativi, a partire dal
Comune capoluogo, sono tenuti a sostenere e rafforzare i processi di
ripubblicizzazione della gestione nei vari distretti regionali.
IV. Nuovo piano di investimenti per la rete idrica campana
Accanto
alla ripubblicizzazione del servizio idrico integrato attraverso la
gestione mediante enti di diritto pubblico del servizio nei territori
distrettuali occorre che le comunità locali, nell’ottica della
salvaguardia ambientale e della partecipazione orizzontale ai benefici
della gestione pubblica del servizio:
1. Provvedano a rivedere i
piani di investimento già approvati dalla Regione Campania
redistribuendo le risorse attribuite ad Acqua Campania s.p.a. in favore
delle comunità territoriali dei vari distretti al fine di intervenire
sulle reti cittadine che necessitano di lavori urgenti e
improcrastinabili;
2. In tale ottica ridiscutere con la Regione
Campania l’allocazione dei fondi europei e la programmazione
richiedendo l’inserimento degli interventi sulle reti cittadine tra
quelli oggetto di finanziamento pubblico;
3. Prevedere
meccanismi di partecipazione popolare diretta alle procedure decisionali
relativa alla programmazione degli interventi ed alla allocazione delle
risorse pubbliche sul servizio idrico.
Tale nuova programmazione
e distribuzione delle risorse pubbliche è necessario che sia ispirata
al principio dell’allargamento della base occupazionale da impegnare in
un processo di risanamento ambientale essenziale per la sostenibilità
della gestione della risorsa idrica nel prossimo futuro.
Coordinamento Regionale per la Gestione Pubblica dell’Acqua
PIATTAFORMA ACQUA PUBBLICA CAMPANIA
I. L’opposizione all’affidamento della gestione del SII del Centro-Sud ad un’unica grande Multiutility
Sono ormai molti anni che le linee politiche dei governi nazionali e regionali susseguitisi al potere stanno portando avanti il progetto di sottrazione progressiva dei servizi pubblici locali dal controllo dei Comuni e dei cittadini per trasferirne la gestione a società di mercato, così rispondendo alle richieste delle società finanziarie del settore ed in particolare alle multinazionali dei servizi. In particolare, tale progetto di privatizzazione e accentramento della gestione dei servizi pubblici locali, si intende portarlo avanti attraverso l’individuazione di 4 grandi operatori privati italiani, partecipati dalle multinazionali del settore, che progressivamente andrebbero a gestire l’intero servizio idrico del Paese.
Per il Centro - Sud i soggetti individuati quali società di partenza per procedere alla costruzione della grande società di gestione sono l’ACEA S.P.A. e l’Acquedotto Pugliese.
L’ACEA s.p.a., una società quotata in borsa partecipata dalla multinazionale Suez che attualmente detiene il 23,3% e dal Comune di Roma socio di maggioranza al 51% (nonché dal gruppo Caltagirone), detiene già la gestione della maggioranza del territorio del Centro e del Lazio, nonché in alcune società in vari territori di altre regioni del Sud.
L’Acquedotto Pugliese, al contrario, è una società per azioni di proprietà interamente pubblica che per le dimensioni gestionali, oltre che per il numero di utenze servite non può che essere individuato quale ulteriore centro di aggregazione con progressiva privatizzazione e dismissione di quote a favore dei privati, anche attraverso processi di fusione societaria e ricapitalizzazione.
Dal punto di vista istituzionale il progetto di progressiva aggregazione, accentramento e privatizzazione del servizio idrico sta andando avanti attraverso la promozione del modello di governo dell’ATO UNICO REGIONALE, i cui effetti pratici sono un sostanziale allontanamento dei Comuni e delle Comunità locali di riferimento dal governo e dalla gestione del servizio idrico.
Tale modello, applicato per la prima volta in Toscana e poi in altre regioni, prevede il funzionamento attraverso organi di secondo livello e di terzo livello che nella sostanza recidono il rapporto democratico tra rappresentanti e rappresentati e creano un modello di Ente pubblico apolitico e fuori dalle regole democratiche, maggiormente funzionale agli interessi di interlocuzione stabile delle società finanziarie di gestione del servizio idrico integrato.
Esempi di tale nuovo modello di Governance del servizio idrico è sicuramente l’Autorità Idrica Toscana e da ultimo lo stesso Ente Idrico Campano approvato tra le proteste vivaci dei comitati per l’Acqua pubblica il 16 novembre 2015 dalla maggioranza del Presidente Vincenzo De Luca.
Inoltre, Appare opportuno ricordare che nel dato di contesto si inseriscono anche le norme sulla finanza pubblica
II. I profili di restringimento democratico dell'Ente Idrico Campano
Il modello dell’ente unico regionale campano presenta gravi profili di antidemocraticità in particolare per ciò che riguarda il ruolo di comuni che viene relegato, nella gran parte dei casi a quello di semplici elettori. In particolare, per ciò che riguarda l’organizzazione dell’ente appare chiaro che:
- Non prevedere la rappresentanza diretta dei Comuni all’interno dell’ente, neanche in organi di carattere consultivo, propositivo o di controllo determina, in realtà, l’estromissione della gran parte dei 550 Comuni della Campania dalla gestione del Servizio Idrico Integrato;
- I Consigli di Distretto, organo di II livello composti da 30 membri eletti dai sindaci sulla base di un complicato e fallace sistema elettorale, che rappresenterebbero gli organi dell'Ente Idrico Campano più vicini agli interessi del territorio, appaiono non dotati di poteri incisivi e comunque sottoposti alla tutela del Comitato Esecutivo dell'EIC, secondo una ripartizione di competenze tutt'altro che pacifica;
- Il Comitato Esecutivo, organo di terzo livello composto da 20 membri eletti dai Consigli di Distretto, rappresenta una gravissima anomalia democratica perché accentra funzioni decisionali decisive nel governo del Servizio Idrico Integrato in capo ad un numero ristretto di persone, di fatto sganciato dai territori e quindi lontano dagli interessi dei cittadini;
- inoltre, il meccanismo elettorale e la decadenza automatica dei componenti degli organi elettivi allo scadere del mandato nel Comune di appartenenza, determina gravissimi problemi di continuità amministrativa e tenuta del modello istituzionale, che corroborano il giudizio totalmente negativo sulla L.R.C. n. 15/2015, in cui la continuità e, dunque, il vero potere decisionale sarà con tutta probabilità detenuto dalla burocrazia dell'Ente.
Il modello rappresenta sicuramente un modello di gestione autoritaria ed antidemocratica che tende ad emarginare il ruolo dei Comuni che restano solo formalmente i detentori delle competenze in materia di acqua ma che, nella sostanza, sono degradati per la gran parte ad elettori chiamati ad esprimersi una volta ogni 5 anni degli organi decisionali.
Il modello dell’ente unico regionale campano presenta gravi profili di antidemocraticità in particolare per ciò che riguarda il ruolo di comuni che viene relegato, nella gran parte dei casi a quello di semplici elettori. In particolare, per ciò che riguarda l’organizzazione dell’ente appare chiaro che:
- Non prevedere la rappresentanza diretta dei Comuni all’interno dell’ente, neanche in organi di carattere consultivo, propositivo o di controllo determina, in realtà, l’estromissione della gran parte dei 550 Comuni della Campania dalla gestione del Servizio Idrico Integrato;
- I Consigli di Distretto, organo di II livello composti da 30 membri eletti dai sindaci sulla base di un complicato e fallace sistema elettorale, che rappresenterebbero gli organi dell'Ente Idrico Campano più vicini agli interessi del territorio, appaiono non dotati di poteri incisivi e comunque sottoposti alla tutela del Comitato Esecutivo dell'EIC, secondo una ripartizione di competenze tutt'altro che pacifica;
- Il Comitato Esecutivo, organo di terzo livello composto da 20 membri eletti dai Consigli di Distretto, rappresenta una gravissima anomalia democratica perché accentra funzioni decisionali decisive nel governo del Servizio Idrico Integrato in capo ad un numero ristretto di persone, di fatto sganciato dai territori e quindi lontano dagli interessi dei cittadini;
- inoltre, il meccanismo elettorale e la decadenza automatica dei componenti degli organi elettivi allo scadere del mandato nel Comune di appartenenza, determina gravissimi problemi di continuità amministrativa e tenuta del modello istituzionale, che corroborano il giudizio totalmente negativo sulla L.R.C. n. 15/2015, in cui la continuità e, dunque, il vero potere decisionale sarà con tutta probabilità detenuto dalla burocrazia dell'Ente.
Il modello rappresenta sicuramente un modello di gestione autoritaria ed antidemocratica che tende ad emarginare il ruolo dei Comuni che restano solo formalmente i detentori delle competenze in materia di acqua ma che, nella sostanza, sono degradati per la gran parte ad elettori chiamati ad esprimersi una volta ogni 5 anni degli organi decisionali.
III.La necessità della partecipazione all’Ente Idrico Campano essenziale per l’affidamento del servizio idrico integrato ad enti di diritto nei vari distretti
Nella prospettiva di una modifica e disarticolazione dell’Ente Idrico Campano con ricostituzione di enti di Governo degli Ambiti corrispondenti agli attuali distretti e ricostituzione delle assemblee dei sindaci sovrane, i Comuni per l'acqua pubblica non possono tuttavia abbandonare l’esercizio delle proprie funzioni, per quanto strette nella camicia di forza dell’EIC, al fine di scongiurare il rischio che al governo del nuovo ente arrivino forze sensibili alle sirene della finanzia e delle società private.
In particolare, appare opportuno che, sulle questioni riguardanti l’Ente idrico Campano, i comuni si organizzino al fine di:
1. Esprimere nei Consigli di Distretto una rappresentanza favorevole alla gestione pubblica, partecipata e democratica del servizio idrico integrato;
2. Esprimere nel Comitato Esecutivo una rappresentanza favorevole alla gestione pubblica, partecipata e democratica del servizio Idrico Integrato.
3. Approvare nei vari Consigli di Distretto l’affidamento della gestione ad Aziende Speciali Consortili partecipate dai Comuni del Distretto proporzionalmente al numero degli abitanti;
4. Porre fine alla gestione del servizio idrico integrato delle società private insistente nei vari distretti della regione (GORI, Gesesa, AcuqedottiScpa, Ottogas, etc.);
5. Riappropriarsi delle sorgenti, della grande adduzione e la depurazione sottraendola alla gestione di Acquacampania s.p.a. e degli altri gestori privati presenti;
6. Revisione e rideterminazione dei piani economico finanziari, di investimento e tariffari approvati nel periodo di commissariamento dalla Regione Campania e dai suoi commissari straordinari.
Nel portare avanti i suddetti punti programmatici i rappresentanti dei Comuni più popolosi e rappresentativi, a partire dal Comune capoluogo, sono tenuti a sostenere e rafforzare i processi di ripubblicizzazione della gestione nei vari distretti regionali.
IV. Nuovo piano di investimenti per la rete idrica campana.
Accanto alla ripubblicizzazione del servizio idrico integrato attraverso la gestione mediante enti di diritto pubblico del servizio nei territori distrettuali occorre che le comunità locali, nell’ottica della salvaguardia ambientale e della partecipazione orizzontale ai benefici della gestione pubblica del servizio:
1. Provvedano a rivedere i piani di investimento già approvati dalla Regione Campania redistribuendo le risorse attribuite ad Acqua Campania s.p.a. in favore delle comunità territoriali dei vari distretti al fine di intervenire sulle reti cittadine che necessitano di lavori urgenti e improcrastinabili;
2. In tale ottica ridiscutere con la Regione Campania l’allocazione dei fondi europei e la programmazione richiedendo l’inserimento degli interventi sulle reti cittadine tra quelli oggetto di finanziamento pubblico;
3. Prevedere meccanismi di partecipazione popolare diretta alle procedure decisionali relativa alla programmazione degli interventi ed alla allocazione delle risorse pubbliche sul servizio idrico.
Tale nuova programmazione e distribuzione delle risorse pubbliche è necessario che sia ispirata al principio dell’allargamento della base occupazionale da impegnare in un processo di risanamento ambientale essenziale per la sostenibilità della gestione della risorsa idrica nel prossimo futuro.
Coordinamento Regionale per la Gestione Pubblica dell’Acqua
Nella prospettiva di una modifica e disarticolazione dell’Ente Idrico Campano con ricostituzione di enti di Governo degli Ambiti corrispondenti agli attuali distretti e ricostituzione delle assemblee dei sindaci sovrane, i Comuni per l'acqua pubblica non possono tuttavia abbandonare l’esercizio delle proprie funzioni, per quanto strette nella camicia di forza dell’EIC, al fine di scongiurare il rischio che al governo del nuovo ente arrivino forze sensibili alle sirene della finanzia e delle società private.
In particolare, appare opportuno che, sulle questioni riguardanti l’Ente idrico Campano, i comuni si organizzino al fine di:
1. Esprimere nei Consigli di Distretto una rappresentanza favorevole alla gestione pubblica, partecipata e democratica del servizio idrico integrato;
2. Esprimere nel Comitato Esecutivo una rappresentanza favorevole alla gestione pubblica, partecipata e democratica del servizio Idrico Integrato.
3. Approvare nei vari Consigli di Distretto l’affidamento della gestione ad Aziende Speciali Consortili partecipate dai Comuni del Distretto proporzionalmente al numero degli abitanti;
4. Porre fine alla gestione del servizio idrico integrato delle società private insistente nei vari distretti della regione (GORI, Gesesa, AcuqedottiScpa, Ottogas, etc.);
5. Riappropriarsi delle sorgenti, della grande adduzione e la depurazione sottraendola alla gestione di Acquacampania s.p.a. e degli altri gestori privati presenti;
6. Revisione e rideterminazione dei piani economico finanziari, di investimento e tariffari approvati nel periodo di commissariamento dalla Regione Campania e dai suoi commissari straordinari.
Nel portare avanti i suddetti punti programmatici i rappresentanti dei Comuni più popolosi e rappresentativi, a partire dal Comune capoluogo, sono tenuti a sostenere e rafforzare i processi di ripubblicizzazione della gestione nei vari distretti regionali.
IV. Nuovo piano di investimenti per la rete idrica campana.
Accanto alla ripubblicizzazione del servizio idrico integrato attraverso la gestione mediante enti di diritto pubblico del servizio nei territori distrettuali occorre che le comunità locali, nell’ottica della salvaguardia ambientale e della partecipazione orizzontale ai benefici della gestione pubblica del servizio:
1. Provvedano a rivedere i piani di investimento già approvati dalla Regione Campania redistribuendo le risorse attribuite ad Acqua Campania s.p.a. in favore delle comunità territoriali dei vari distretti al fine di intervenire sulle reti cittadine che necessitano di lavori urgenti e improcrastinabili;
2. In tale ottica ridiscutere con la Regione Campania l’allocazione dei fondi europei e la programmazione richiedendo l’inserimento degli interventi sulle reti cittadine tra quelli oggetto di finanziamento pubblico;
3. Prevedere meccanismi di partecipazione popolare diretta alle procedure decisionali relativa alla programmazione degli interventi ed alla allocazione delle risorse pubbliche sul servizio idrico.
Tale nuova programmazione e distribuzione delle risorse pubbliche è necessario che sia ispirata al principio dell’allargamento della base occupazionale da impegnare in un processo di risanamento ambientale essenziale per la sostenibilità della gestione della risorsa idrica nel prossimo futuro.
Coordinamento Regionale per la Gestione Pubblica dell’Acqua
venerdì 2 dicembre 2016
venerdì 25 novembre 2016
martedì 22 novembre 2016
Oggi Acea ha ufficialmente reso note le operazioni societarie su cui ha sottoscritto contratti in questi giorni. Tre acquisizioni in altrettante gestioni del servizio idrico in centro Italia che, di fatto, concretizzano il progetto Renziano di fare di Acea il grande gestore del centro e sud Italia.
L'azienda di Piazzale Ostiense, ha infatti acquisito da Veolia il 100% delle quote di Idrolatina, che a sua volta detiene il 49% di Acqualatina, e il 19,2 % di GEAL (gestore del servizio idrico di Lucca), giungendo così a detenere il 48% delle partecipazioni. Inoltre ha acquisito il 100 % di Severn Trent Italia, che a sua volta deteneva il 64 % di Umbriadue Servizi Idrici, e l'80 % di ISECO, entrambe dalla multinazionale britannica Severn Trend Plc.
Non essendo riusciti ad imporre la privatizzazione dell'acqua per legge, bloccata dal referendum del 2011 e dalle successive mobilitazioni, si prova a raggiungere il medesimo obiettivo attraverso strategie aziendali. Strategie che puntano a costruire un meccanismo per cui, attraverso processi di acquisizione, aggregazione e fusione, i quattro colossi multiutilities attuali - A2A, Iren, Hera e Acea - già collocati in Borsa, potranno inglobare tutte le società di gestione dei servizi idrici, ambientali ed energetici, divenendo i cosiddetti “campioni” nazionali.
Alla luce delle operazioni annunciate da Acea diviene, dunque, non più rinviabile una presa di posizione netta, chiara e immediata della Sindaca Raggi per porvi uno stop, passando anche attraverso l’opportuna e celere sostituzione del management di ACEA S.p.A., a partire dai ruoli apicali attualmente attribuiti a soggetti ispiratori e promotori del processo di privatizzazione e finanziarizzazione dell'acqua.
Nell'ambito della campagna per la ripubblicizzazione di Acea, che il movimento per l'acqua sta portando avanti, questa mattina si è svolto un incontro informale con alcuni consiglieri comunali di Roma Capitale del M5S a cui ha preso parte anche la Sindaca Raggi ed in cui è stato avviato un confronto sulle proposte del movimento per l'acqua.
Un percorso che potrà andare avanti solo se da subito partiranno segnali chiari da parte della giunta capitolina per invertire la rotta privatizzatrice di Acea.
Roma, 22 novembre 2016.
L'azienda di Piazzale Ostiense, ha infatti acquisito da Veolia il 100% delle quote di Idrolatina, che a sua volta detiene il 49% di Acqualatina, e il 19,2 % di GEAL (gestore del servizio idrico di Lucca), giungendo così a detenere il 48% delle partecipazioni. Inoltre ha acquisito il 100 % di Severn Trent Italia, che a sua volta deteneva il 64 % di Umbriadue Servizi Idrici, e l'80 % di ISECO, entrambe dalla multinazionale britannica Severn Trend Plc.
Non essendo riusciti ad imporre la privatizzazione dell'acqua per legge, bloccata dal referendum del 2011 e dalle successive mobilitazioni, si prova a raggiungere il medesimo obiettivo attraverso strategie aziendali. Strategie che puntano a costruire un meccanismo per cui, attraverso processi di acquisizione, aggregazione e fusione, i quattro colossi multiutilities attuali - A2A, Iren, Hera e Acea - già collocati in Borsa, potranno inglobare tutte le società di gestione dei servizi idrici, ambientali ed energetici, divenendo i cosiddetti “campioni” nazionali.
Alla luce delle operazioni annunciate da Acea diviene, dunque, non più rinviabile una presa di posizione netta, chiara e immediata della Sindaca Raggi per porvi uno stop, passando anche attraverso l’opportuna e celere sostituzione del management di ACEA S.p.A., a partire dai ruoli apicali attualmente attribuiti a soggetti ispiratori e promotori del processo di privatizzazione e finanziarizzazione dell'acqua.
Nell'ambito della campagna per la ripubblicizzazione di Acea, che il movimento per l'acqua sta portando avanti, questa mattina si è svolto un incontro informale con alcuni consiglieri comunali di Roma Capitale del M5S a cui ha preso parte anche la Sindaca Raggi ed in cui è stato avviato un confronto sulle proposte del movimento per l'acqua.
Un percorso che potrà andare avanti solo se da subito partiranno segnali chiari da parte della giunta capitolina per invertire la rotta privatizzatrice di Acea.
Roma, 22 novembre 2016.
FORUM ITALIANO DEI MOVIMENTI PER L’ACQUA
RETE CIVICA ATO 3 CAMPANIA
COMITATO PROVINCIALE ACQUA PUBBLICA FROSINONE
COORDINAMENTO ROMANO ACQUA PUBBLICA
RETE PER LA TUTELA DELLA VALLE DEL SACCO – RETUVASA
USB PUBLIACQUA
DECIDE ROMA
COORDINAMENTO REGIONALE ACQUA PUBBLICA LAZIO
COMITATO ACQUA BENE COMUNE VALLE DELL'ANIENE
sabato 19 novembre 2016
GORI IL DEPOSITO CAUZIONALE A GARANZIA … A GARANZIA DE CHE?
Nella bolletta dell’acqua, tra le tante indicazioni, nella prima pagina, vi troviamo anche la voce “addebito per deposito cauzionale”. E’ a tutti gli effetti un esproprio, infatti si tratta di un modo per fare cassa oltre il dovuto.
Giusto per chiarirci le idee: il “dovuto” alla GORI è sempre poco chiaro soprattutto se dobbiamo fare i conti con la bolletta.
Il geniaccio che ha concepito la bolletta della GORI infatti è un mago dell’illusionismo, abile come non mai nel gioco delle tre carte. Rendere la bolletta comprensibile, significherebbe far comprendere agli utenti il loro reale consumo e quindi la relativa spesa.
Tutto ciò è impensabile, renderebbe Gori più trasparente, una vera caduta di stile, ma soprattutto romperebbe con la tradizione classica della “contabilità creativa”, in particolare col camuffamento dei buchi neri debitori nei bilanci aziendali; infatti la “Ernst & Young”, la società di revisione contabile incaricata da Gori di analizzare i bilanci, ha bocciato i conti aziendali e dichiarato ufficialmente di “essere impossibilitata ad esprimere un giudizio sul bilancio di esercizio 2015”.
La GORI ha toppato di brutto!
Avevano previsto di incassare anche i soldi della tombola di Natale pur di far quadrare il bilancio.
Tornando a noi, il deposito cauzionale è dunque la quintessenza delle boutade, se ne leggete la descrizione sul sito della GORI capirete perchè il deposito cauzionale è il capolavoro dall’intellighenzia “goriana”, è il tentativo spudorato e disperato di mettere un laccio emostatico intorno al braccio degli utenti, individuarne la vena più grossa e succhiare come sanguisughe più che come vampiri. Allo stesso tempo è un artifizio semantico, è l’arte di fare passare un concetto loffio per un fatto lecito, anzi dovuto, cioè: “spillare quattrini, senza alcuna contropartita”. Grandi i goristi!
Il deposito cauzionale è definito come la somma dovuta a titolo di garanzia che l’utente versa al gestore, di contro, l’utente non ha alcuna garanzia che il servizio gli venga erogato in misura adeguata e proporzionata a quello che paga, infatti: nessun investimento se non con soldi pubblici (alla faccia del rischio d’impresa), aumenti spropositati delle bollette, bollette pazze, partite pregresse, conguagli lunghi sette anni, perdite infinite lungo tutta la rete idrica, l’acqua nelle nostre case che arriva solo perché pompata da autoclavi e serbatoi con enorme consumo di energia elettrica. L’utilizzo dei serbatoi poi, rende l’acqua stagnante e poco sicura da bere, costringendoci a comprare acqua in bottiglia al supermercato.
Insomma il servizio idrico di fatto lo paghiamo almeno tre volte e volete pure il deposito cauzionale a titolo di garanzia? Ma a garanzia de che?
Noi invece vorremmo la garanzia che una volta superata una certa soglia debitoria portaste i libri contabili in tribunale e dichiaraste fallimento.
Noi vorremmo la garanzia che tra i politici, gli amici di partito e di cordata che vi hanno sostenuto, assecondato, foraggiato e coperto i vostri sporchi espedienti contabili, potessero trascorrere buona parte della loro merdosa vita in galera.
Noi vorremmo la garanzia che se la democrazia in questo paese ha ancora un senso, deponeste la vostra miserabile idea di mercificare ogni bene, ogni risorsa di questa terra e ve ne andaste il più lontano possibile dalle nostre vite.
Come come? Non potete garantirci tutto questo? A bè allora… tu non dare garanzia ... io non pagare deposito cauzionale … e manco bolletta! Tiè!
Cyrano
«Se vuoi una garanzia, comprati un tostapane» Clint Eastwood
mercoledì 16 novembre 2016
martedì 15 novembre 2016
Comitato Acqua Pubblica Nocera Inferiore
Deposito cauzionale Gori, il nuovo balzello nascosto nella bolletta dell’acqua per fare cassa sulle spalle degli utenti
Comitati civici:
«Non pagate le fatture in cui è inserita
«Non pagate le fatture in cui è inserita
la voce Deposito cauzionale»
Un nuovo addebito nascosto nelle bollette Gori costerà circa 60 euro per ogni singolo utente e porterà nelle casse della società ben 30 milioni. A denunciarlo è la Rete civica per l’acqua pubblica: “La voce che trovate in bolletta indicata come “addebito per deposito cauzionale” rappresenta l’ennesimo tentativo di spillare soldi ai cittadini. Probabilmente con l’obiettivo di non essere facilmente individuabile, l’intero importo viene suddiviso in sei rate di circa dieci euro cadauna. Quindi – avvertono i Comitati - la quota richiesta nelle bollette appena arrivate è solo la prima rata di una lunga serie. A nostro avviso invece si tratta di soldi non dovuti, visto che il deposito cauzionale è stato già versato in passato dai cittadini ai Comuni o ai precedenti gestori del servizio idrico e mai restituito in occasione del contestato passaggio delle utenze al gestore Gori”.
Un balzello che già fu provato ad inserire in bolletta nel 2010 e oggi viene riproposto col beneplacito del commissario di Ato3, Vincenzo Belgiorno, che, nominato lo scorso anno dal governatore De Luca, persevera nell’operare oltre l’ordinaria amministrazione, sulla base di quanto indicato dall’Autorità per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico, la quale ha deliberato che il deposito cauzionale viene determinato in misura pari al valore, per tipologia di utenza, dei corrispettivi dovuti per un massimo di tre mensilità di consumo medio annuo.
Questa, come è noto, é solo l’ultima delle operazioni messe in campo da GORI, rese possibili grazie alla copertura di istituzioni e autorità governative. Solo per citarne alcune delle più recenti:
- Gli aumenti tariffari deliberati, lo scorso agosto, dal commissario regionale Belgiorno che, tra l’altro, sono stati già inseriti in bolletta: il 9% in più quest’anno, fino ad un totale del 31% nel periodo 2016-2019;
- Il prestito di ben 244 milioni di euro richiesto da Gori alla Cassa Conguaglio per il settore elettrico, la cui somma verrà restituita a partire dal 2020 ripartendola sempre sulle tariffe;
- Le ormai celebri Partite pregresse (altri 122 milioni) che Comitati civici e Rete dei sindaci per l’acqua pubblica hanno contestato in sede giudiziaria ottenendo una storica vittoria al Tar Campania, la cui sentenza ora attendiamo sia confermata anche dal Consiglio di Stato.
- Le ormai celebri Partite pregresse (altri 122 milioni) che Comitati civici e Rete dei sindaci per l’acqua pubblica hanno contestato in sede giudiziaria ottenendo una storica vittoria al Tar Campania, la cui sentenza ora attendiamo sia confermata anche dal Consiglio di Stato.
I vertici aziendali e del gruppo Acea possono affermare ed inventarsi quanto vogliono per sostenere il proprio operato, ma la realtà è sotto gli occhi di tutti: Gori è una nave che sta affondando!
Tutto ciò è suffragato anche da Ernst & Young, la società di revisione contabile incaricata da Gori, che ha bocciato i conti aziendali e dichiarato ufficialmente di “essere impossibilitata ad esprimere un giudizio sul bilancio di esercizio 2015”.
Risulta evidente che il Deposito cauzionale rappresenta un ennesimo salvagente finanziario per la Gori Spa a carico sempre dei cittadini, chiamati, ancora una volta a risolvere i problemi gestionali di una società in fallimento e da liquidare!
Per quanto descritto i Comitati invitano tutti i cittadini del territorio sarnese-vesuviano a intraprendere la nuova campagna GORI, IO NON TI PAGO!
1) Manifestando esplicitamente il proprio dissenso, anche con le amministrazioni del proprio Comune;
2) NON PAGANDO le bollette contenenti le rate del Deposito cauzionale.
Segnaliamo infine, per chi abbia il contatore all’esterno, ancora una volta, di coprirlo e chiuderlo con serratura per impedirne atti di vandalismo da chiunque e per qualsiasi motivo (vedasi episodi di distacco da parte della Gori!) e che provvederemo nei prossimi giorni a diffondere un’istanza di Reclamo per le bollette contenenti l’addebito DEPOSITO CAUZIONALE.
È dovere di tutti cittadini, sempre più vessati, che si lamentano continuamente e giustamente dei soprusi della gestione Gori, a decidere di fare un passo in più. Ora è il momento di fare sentire la nostra voce! Auspichiamo di trovare al nostro fianco anche gli amministratori comunali, che il 19 dicembre prossimo saranno chiamati a scegliere i rappresentanti dei distretti del nuovo Ente Idrico Campano. Mai come oggi occorre essere chiari e con una strategia comune che porti alla liquidazione di Gori e alla ripubblicizzazione.
Comitato Acqua Pubblica Nocera Inferiore – Rete cittadina contro la privatizzazione dell’Acqua
Pagina FB: Acqua Pubblica Nocera Inferiore @mail: acquanocera@gmail.com
lunedì 14 novembre 2016
LA GIUNTA RAGGI DIFENDE VERTICI ACEA:
L’ACQUA PUBBLICA E’ UNA STELLA CADENTE?
L’ACQUA PUBBLICA E’ UNA STELLA CADENTE?
A distanza di 5 mesi dall’insediamento della nuova amministrazione capitolina, le dichiarazioni su ACEA dell’assessore alle partecipate, Massimo Colomban, ed i comportamenti della sindaca Raggi rappresentano una doccia fredda per le aspettative del movimento per l’acqua pubblica e per tutti i cittadini che aspettano dal 2011 l’attuazione degli esiti del referendum.
Il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua - dopo la manifestazione del 27 ottobre scorso davanti alla sede di ACEA con gli attivisti dei comitati di Lazio, Campania e Toscana - sta ancora attendendo la convocazione dell'incontro annunciato pubblicamente dal presidente della Commissione Ambiente, Daniele Diaco, che per conto dell’amministrazione in quella occasione aveva garantito pieno sostegno e volontà di sottrarre l’acqua alle logiche del mercato.
Invece, secondo l’assessore Colomban, il Comune di Roma, pur proprietario del 51% delle azioni di ACEA, non avrebbe il diritto di effettuare la supervisione in quanto “Acea è una società quotata in Borsa e come tale soggetta a regole che ne tutelano l’indipendenza”, sottintendendo con questo che in una società quotata in borsa l’assemblea dei soci non conterebbe nulla(!) soprattutto se la maggioranza delle quote azionarie è nelle mani del pubblico ...
QUI SI PARLA DI SCELTE ED OBIETTIVI DELLA SOCIETA’ E DI RELATIVA SCELTA DEL MANAGEMENT NON DI “SUPERVISIONE”!
Invece, la sindaca Raggi incontra, con il suo assessore “tecnico”, i vertici di ACEA S.p.A. per concordare con questi le strategie, non di risanamento ma di cessione al mercato delle aziende comunali, a cominciare dall’AMA e della gestione dei rifiuti in assoluto ossequio alle politiche del governo Renzi.
Si capisce quindi, che al contrario di quanto dichiarato dalla sindaca Raggi in campagna elettorale, si intende rinunciare a scegliere il management della società, dismettendo le stesse prerogative del socio di maggioranza, comportandosi come un azionista qualsiasi che aspetta di incassare i dividendi.
L’assessore forse ignora, ma la sindaca Raggi non può, i referendum del 2011, il voto di 27 milioni di cittadini italiani e lo stesso programma di governo del Movimento 5 Stelle che ha come punto fondamentale la ripubblicizzazione del servizio idrico; un obiettivo che passa innanzitutto per la riconquista della gestione del servizio da parte delle amministrazioni locali e la partecipazione democratica.
Colomban probabilmente non sa, e se non lo sa la Raggi è grave, che ACEA è il soggetto individuato dalle lobbies economico-finanziarie e dal governo Renzi per guidare il processo di privatizzazione dell’acqua nel centro-sud, attraverso la creazione di un’unica grande società di gestione con l’estromissione definitiva di enti locali e cittadini dalla gestione e dal controllo del servizio e la progressiva riduzione della quota azionaria detenuta dallo stesso Comune di Roma.
Nei giorni scorsi l'Amministratore Delegato, Irace, ha dichiarato che sono state concluse due operazioni che vanno proprio in questa direzione, una acquisizione di quote e una fusione (una nel Lazio, con ogni probabilità si tratta dell'acquisto delle azioni di Veolia in Acqualatina, un'altra fuori regione).
Per questo il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua sta chiedendo da tempo, finora purtroppo inascoltato, un incontro con la sindaca per poter esprimere le nostre preoccupazioni e la proposta per invertire la rotta in ACEA, per far tornare il Comune di Roma e i cittadini padroni del servizio idrico, così come scritto nel programma elettorale.
Dopo quanto appreso dalla stampa lo chiediamo ancora più con urgenza per verificare se la sindaca e il Movimento 5 Stelle abbiano rinunciato o meno ad un pezzo fondamentale della loro azione politica.
Con preoccupazione e sconcerto assistiamo allo spegnimento della stella dell’Acqua Pubblica e per questo ribadiamo alla sindaca Raggi e al Movimento 5 Stelle che, se vogliono veramente dimostrare con i fatti di non essere come gli altri, rispettino gli impegni presi, l’esito dei referendum e diano ascolto ai movimenti che da anni si battono per un Paese più giusto.
Roma, 11 novembre 2016
- FORUM ITALIANO DEI MOVIMENTI PER L’ACQUA
- RETE CIVICA ATO 3 CAMPANIA
- COMITATO PROVINCIALE ACQUA PUBBLICA FROSINONE
- COORDINAMENTO ROMANO ACQUA PUBBLICA
- RETE PER LA TUTELA DELLA VALLE DEL SACCO – RETUVASA
- USB PUBLIACQUA
- DECIDE ROMA
- COORDINAMENTO REGIONALE ACQUA PUBBLICA LAZIO
sabato 29 ottobre 2016
Nella puntata di Report andata in onda su Rai Tre lunedì 24/10/2016 è stato trasmesso un servizio, “Il Presidente”, dedicato ad Acque Spa, ed al suo Presidente Giuseppe Sardu. Siamo rimasti sconcertati, sia per il taglio del servizio, sia che per ciò che è stato detto e, soprattutto, non detto.
Il servizio elogiava Acque Spa principalmente per la media degli investimenti annuali attuati (60 euro/utente a fronte di una media nazionale di 36 euro/utente), tralasciando di ricordare quanto meno che:
nei Comuni gestiti da Acque Spa si hanno le tariffe dell'acqua più alte in Italia, con un costo medio annuo per famiglia di 502 euro, frutto di un aumento di oltre il 58% negli ultimi sei anni (fonti: Federconsumatori, Cittadinanza Attiva, Il Sole 24 Ore). Pisa, in particolare, anche nel 2015 si è aggiudicata il triste primato delle bollette più care in tutta Italia.
l'azienda è la più indebitata con gli istituti finanziari (€ 219.000.000) tra tutti i gestori toscani e contemporaneamente non realizza tutti gli investimenti previsti nonostante i notevoli profitti.
Le presunte grandi “performance” negli investimenti decantate nel servizio, quindi, sono pagate interamente dai cittadini, attraverso bollette sempre più “salate” e contemporaneamente il progressivo indebitamento dell'azienda, che rende ancor più difficile una possibile futura ripubblicizzazione della stessa. Nonostante questo, il livello degli investimenti di Acque Spa, in rapporto alle tariffe pagate dai cittadini, non è certo così esaltante: se a Pisa si paga annualmente 4 volte di più rispetto a Milano e più del doppio rispetto a Napoli...ci mancherebbe pure che gli investimenti ad utente fossero più bassi della media nazionale!
Ma, almeno, questi presunti investimenti vengono fatti bene? Anche per rispondere a questa (essenziale) domanda, il servizio avrebbe potuto almeno ricordare che:
le perdite di acqua nella rete (36%) ad oggi risultano essere grosso modo le stesse di quando si è costituita Acque Spa (ormai ben 14 anni fa).
avendo ignorato il problema per anni, oggi la rete infrastrutturale è composta da centinaia di km di tubi d'amianto, potenzialmente cancerogeni particolarmente drammatica la situazione a Pisa città, con oltre il 50% delle tubature in amianto).
tra gli investimenti nelle tecnologie, ci sono quelli legati all'implementazione della piattaforma informatica “Acea 2.0”, ulteriore tassello di un processo, in corso da anni, che si prefigge di arrivare alla fusione di tutte le aziende idriche toscane per costituire una grande “NewCo” da porre sotto il controllo di Acea Spa.
Ebbene, Giuseppe Sardu è pienamente corresponsabile di questa situazione, dato che esercita il ruolo di Presidente di Acque Spa dal 2011; ed è opportuno ricordare anche che era lui il Presidente dell'Ato2 Basso Valdarno dal 2000 al 2004, quando si concretizzò la privatizzazione dell'acqua nei nostri territori attraverso la costituzione di Acque Spa, avvenuta nel 2002. Non appare certo, quindi, la figura più adatta a gestire l'azienda in questa fase post-referendaria, nella quale occorrerebbe invece lavorare tenacemente in direzione della ripubblicizzazione, nel rispetto della volontà espressa da oltre 26 milioni di cittadini italiani nei referendum del 2011; perché, parafrasando la chiosa finale di Milena Gabanelli al servizio, “alla fine sono sempre gli uomini che fanno la differenza”. E comunque, se sono realistici i retroscena delineati in un articolo pubblicato giusto ieri dal quotidiano on line QuiNewsPisa, al già tre volte assessore Giuseppe SarduGiuseppe Sardu non dovrebbero mancare in futuro altre occasioni nelle quali poter dimostrare le proprie capacità.
Come attivisti impegnati da anni per l'acqua bene comune, a prezzo di grandi sacrifici, siamo veramente amareggiati che un tale “disservizio informativo” provenga da un programma come Report, che in molti seguiamo da anni e stimiamo per l'impegno a favore di un'informazione dalla parte dei cittadini e contro i poteri forti; siamo certi che si tratti
semplicemente di un incidente di percorso, nel quale anche i migliori possono incorrere.
MA NON POSSIAMO FARE A MENO DI CHIEDERE CON FORZA CHE NELLA PROSSIMA PUNTATA VENGA RIPRISTINATO IL DIRITTO DEI TELESPETTATORI AD UNA CORRETTA ED IMPARZIALE INFORMAZIONE DA PARTE DEL SERVIZIO PUBBLICO, QUANTOMENO DANDO LETTURA IN TRASMISSIONE DI ALCUNI DEI DATI RIPORTATI IN QUESTO COMUNICATO, IN MODO DA RIEQUILIBRARE L'IMMAGINE DI ACQUE SPA E DEL SUO PRESIDENTE, ASSOLUTAMENTE SBILANCIATA E LONTANA DALLA REALTÀ, CHE REPORT HA OFFERTO A MILIONI DI TELESPETTATORI NELLA PUNTATA TRASMESSA IL 24 OTTOBRE.
26 Ottobre 2016.
Forum Acqua Valdera
Comitato Acqua Bene Comune Pisa
domenica 2 ottobre 2016
martedì 27 settembre 2016
L'affondo di GORI
L'uno e il due Ottobre
m o b i l i t i a m o c i !
L'uno e il due Ottobre scatta la mobilitazione dei comitati cittadini per
L'uno e il due Ottobre scatta la mobilitazione dei comitati cittadini per
l'acqua bene comune su tutto il territorio dell'ormai ex-Ambito Territoriale Ottimale 3.
Iniziative e banchetti contro gli aumenti tariffari di GORI e contro la privatizzazione del servizio idrico.
- Scarica locandina per stampa nei formati A4-A3-50x70 max
- Scarica il comunicato in formato PDF
Come nella peggiore tradizione, il provvedimento tariffario è stato deliberato da un commissario (ing. Belgiorno) nominato dal presidente De Luca, i cui poteri sono scaduti a giugno e che dovrebbe limitarsi all’ordinaria amministrazione, senza consultare né i sindaci né (figuriamoci) i cittadini attivi, e nel mese di agosto, ossia quando la cittadinanza si gode quei pochi giorni di tranquillità nel meritato periodo di ferie.
Inutile girarci intorno, mentre i nostri territori sono soffocati dalla morsa di una crisi economica che sembra non avere fine, e la maggioranza delle famiglie vive un grave periodo di difficoltà, i continui aumenti del costo dell’acqua potabile stanno assumendo i contorni di una vera e propria emergenza sociale.
Ma gli aumenti non basteranno a mettere in equilibrio i conti del carrozzone privato che, per andare avanti, ha anche bisogno di un anticipazione di ben 244 milioni di euro, richiesti alla CSEA (Cassa Servizi Energetici e Ambientali) soldi che, se concessi, i cittadini dovranno comunque restituire con le bollette degli anni successivi, nel periodo 2020 in poi.
E’ ormai chiaro che il cambio di governo in Regione Campania avvenuto un anno fa non ha determinato alcun cambiamento di politica nei confronti della GORI. Anzi, il governo regionale, succube e obbediente alla lobby idrica renziana nazionale, vuole salvare la GORI a tutti i costi, anche se questo salvataggio lo stanno pagando e lo pagheranno i cittadini.
In questo quadro appaiono stucchevoli gli incontri che in questi giorni il nuovo presidente di GORI s.p.a. sta tenendo con le amministrazioni comunali, incontri in cui si blatera di accordi, investimenti e sportelli amici senza dire una parola sui nuovi aumenti delle tariffe dell’acqua e sulla drammatica situazione finanziaria della società.
Nel silenzio assordante delle istituzioni e dei partiti politici, la Rete Civica ATO 3, che unisce i comitati per l’acqua pubblica del territorio, d’intesa con il coordinamento regionale dei comitati, lancia una campagna nelle piazze dell’ATO 3 per informare nuovamente cittadini e amministrazioni di quanto sta avvenendo, chiedendo di bloccare l’ennesimo colpo di coda a danno degli utenti.
- Scarica il comunicato in formato PDF
Puntuale come un orologio svizzero arriva l’aumento delle tariffe dell’acqua della GORI S.p.A.
Come nella peggiore tradizione, il provvedimento tariffario è stato deliberato da un commissario (ing. Belgiorno) nominato dal presidente De Luca, i cui poteri sono scaduti a giugno e che dovrebbe limitarsi all’ordinaria amministrazione, senza consultare né i sindaci né (figuriamoci) i cittadini attivi, e nel mese di agosto, ossia quando la cittadinanza si gode quei pochi giorni di tranquillità nel meritato periodo di ferie.
Inutile girarci intorno, mentre i nostri territori sono soffocati dalla morsa di una crisi economica che sembra non avere fine, e la maggioranza delle famiglie vive un grave periodo di difficoltà, i continui aumenti del costo dell’acqua potabile stanno assumendo i contorni di una vera e propria emergenza sociale.
Basti pensare che mentre i redditi scendono o (quando va bene) sono fermi ormai da anni, la tariffa dell’acqua GORI è aumentata del 67% dal 2011 al 2016, e continuerà a salire.
Con le tariffe 2016 una famiglia residente che consuma 200 metri cubi all’anno pagherà 440 euro, nelle seconde case 670 euro e le attività commerciali con un consumo annuo di 500 mc (consumo comune per bar, ristoranti, pub, etc.) dovrà pagare circa 1570 euro, con ulteriori aumenti in previsione per i prossimi anni.
Ma gli aumenti non basteranno a mettere in equilibrio i conti del carrozzone privato che, per andare avanti, ha anche bisogno di un anticipazione di ben 244 milioni di euro, richiesti alla CSEA (Cassa Servizi Energetici e Ambientali) soldi che, se concessi, i cittadini dovranno comunque restituire con le bollette degli anni successivi, nel periodo 2020 in poi.
E’ ormai chiaro che il cambio di governo in Regione Campania avvenuto un anno fa non ha determinato alcun cambiamento di politica nei confronti della GORI. Anzi, il governo regionale, succube e obbediente alla lobby idrica renziana nazionale, vuole salvare la GORI a tutti i costi, anche se questo salvataggio lo stanno pagando e lo pagheranno i cittadini.
In questo quadro appaiono stucchevoli gli incontri che in questi giorni il nuovo presidente di GORI s.p.a. sta tenendo con le amministrazioni comunali, incontri in cui si blatera di accordi, investimenti e sportelli amici senza dire una parola sui nuovi aumenti delle tariffe dell’acqua e sulla drammatica situazione finanziaria della società.
E’ ora che le amministrazioni comunali prendano coscienza piena della situazione e facciano scelte chiare, senza infingimenti, nell’interesse dei cittadini utenti e degli stessi lavoratori del settore.
Nel silenzio assordante delle istituzioni e dei partiti politici, la Rete Civica ATO 3, che unisce i comitati per l’acqua pubblica del territorio, d’intesa con il coordinamento regionale dei comitati, lancia una campagna nelle piazze dell’ATO 3 per informare nuovamente cittadini e amministrazioni di quanto sta avvenendo, chiedendo di bloccare l’ennesimo colpo di coda a danno degli utenti.
E’ sempre più urgente procedere alla liquidazione della GORI s.p.a. e passare ad una azienda consortile trasparente, democratica e partecipata.
I gazebo informativi saranno presenti nei seguenti Comuni:
- Boscoreale – Domenica – Piazza Vargas dalle ore 10:00
- Bracigliano - Sabato - Piazza Tuoro dalle ore 10:00
- Casalnuovo - Domenica Piazza Municipio dalle ore 10:00
- Castel San Giorgio - Domenica – Piazza Municipio dalle ore 11:00
- Castellamare - Domenica - Villa Comunale – dalle ore 11:00
- Gragnano - Sabato e Domenica – Piazza Aubry dalle ore 11:00
- Marigliano – Domenica - ore 10 Piazza Municipio
- Nocera Inferiore – Domenica - Piazza Amendola ore 10 banchetto - ore 12:00 Flash mob
- Nocera Superiore - Domenica - Via Matteotti - ore 10:00
- Nola – Domenica - Piazza Duomo ore 10:00
- Pomigliano d'Arco – Domenica- Piazza Pratola Ponte dalle ore 10:30
- Pompei - Sabato –1 ottobre - Piazza Bartolo ore 10:00
- Sarno - Domenica- Corso Giovanni Amendola dalle ore 11:00
- Siano - Domenica - Piazza Municipio – Dalle ore 11:00
- Pagani - Sabato /Domenica - Piazza S. Alfonso dalle ore 11:00
- San Giorgio a Cremano – Sabato - Piazza Troisi ore 11:00
- Saviano - Domenica - Piazza Vittoria dalle ore 10:00
- Tufino – Domenica – Piazza Gragnano ore 10:00
- Roccapiemonte – Domenica Piazza Zanardelli – Casali- dalle ore 10:00
- Torre del Greco – Domenica – Piazza Santa Croce dalle ore 10:00
Rete Civica ATO 3
I gazebo informativi saranno presenti nei seguenti Comuni:
- Boscoreale – Domenica – Piazza Vargas dalle ore 10:00
- Bracigliano - Sabato - Piazza Tuoro dalle ore 10:00
- Casalnuovo - Domenica Piazza Municipio dalle ore 10:00
- Castel San Giorgio - Domenica – Piazza Municipio dalle ore 11:00
- Castellamare - Domenica - Villa Comunale – dalle ore 11:00
- Gragnano - Sabato e Domenica – Piazza Aubry dalle ore 11:00
- Marigliano – Domenica - ore 10 Piazza Municipio
- Nocera Inferiore – Domenica - Piazza Amendola ore 10 banchetto - ore 12:00 Flash mob
- Nocera Superiore - Domenica - Via Matteotti - ore 10:00
- Nola – Domenica - Piazza Duomo ore 10:00
- Pomigliano d'Arco – Domenica- Piazza Pratola Ponte dalle ore 10:30
- Pompei - Sabato –1 ottobre - Piazza Bartolo ore 10:00
- Sarno - Domenica- Corso Giovanni Amendola dalle ore 11:00
- Siano - Domenica - Piazza Municipio – Dalle ore 11:00
- Pagani - Sabato /Domenica - Piazza S. Alfonso dalle ore 11:00
- San Giorgio a Cremano – Sabato - Piazza Troisi ore 11:00
- Saviano - Domenica - Piazza Vittoria dalle ore 10:00
- Tufino – Domenica – Piazza Gragnano ore 10:00
- Roccapiemonte – Domenica Piazza Zanardelli – Casali- dalle ore 10:00
- Torre del Greco – Domenica – Piazza Santa Croce dalle ore 10:00
SI SCRIVE ACQUA SI LEGGE DEMOCRAZIA
lunedì 26 settembre 2016
La sindrome del Titanic
La Sindrome del Titanic
l'intervento di Emilio Molinari al convegno internazionale "il secolo dei Rifugiati ambientali" - Milano
l'intervento di Emilio Molinari al convegno internazionale "il secolo dei Rifugiati ambientali" - Milano
Emilio Molinari |
Parlerò di alcune cause della emigrazione che
stanno a monte del grande problema dell'accoglienza.
Da qualche decennio sono persona di movimento poco
attento ai tecnicismi istituzionali. Più portata a rivolgere la conoscenza
fuori dagli addetti ai al lavoro, ma rivolto alm popolo democratico per
renderlo attivo. Condizione indispensabile per muovere qualcosa.
Comincerei
con il problema di dire la verità: - L'emigrazione è inarrestabile
- è tutt'uno con la tragedia ambientale
- Il rischio di esserne travolti, è incombente
Se questa è la verità, mi chiedo: è in cima ai
nostri pensieri? E chi lo dice ai lavoratori, ai pensionati, agli
abitanti delle periferie? Se è vero che la casa Comune è in pericolo, la
minaccia incombente di una avanzata della destra, sta in questa verità e credo
che non si affronti solo con l'antifascismo tradizionale.Cambiano i paradigmi
politici e culturali con cui ci alimentiamo. Cambiano le priorità, i linguaggi,
i soggetti, le modalità con cui manifestiamo le opinioni. Bisogna prima
convincere per sconfiggere.
Senza idea alcuna, a New York, discutono come gestire 65 milioni di sfollati. ...Soldi per tenere chiusi in discariche umane i profughi e promettere all'Africa di attrarre investimenti privati per la sua industrializzazione: in agricoltura intensiva, nella produzione elettrica e nell'industria estrattiva...esattamente il modello che la sta devastando e che ha messo in crisi il pianeta.
“su questo terreno, tra l'altro, la Cina fa
la parte del leone. Martedì 20 ha comprato una intera pagina del
Corriere della Sera per presentare la sua leadership a svolgere tale compito
nel Sud del Mondo e per rilanciare la crescita globale.”
Nessuno più nega la Verità. Sui mutamenti climatici e il disastro idrico.
Il rapporto dell'ONU “Acqua per
un mondo sostenibile” dice:
“ Entro 15 anni la domanda di acqua aumenterà del
55%, nel 2030 la disponibilità coprirà solo il 60%... nel Sud dell'Asia meno
del 50%, e continua ….proseguire sulla strada del business sta portando
il mondo sull'orlo di un crollo del sistema socio economico.”
Intanto 1 miliardo di persone sono ancora
senza acqua potabile e 2 miliardi e mezzo sono privi di servizi
igienici. Questa condizione centrerà qualcosa con i profughi? E
concretizzare il diritto umano all'acqua con azioni concrete e un protocollo
mondiale sarà pure una risposta fattibile all'emigrazione.
Nel 2015 il World Economic Forum ha affermato
“La nostra preoccupazione è stata quella economica,
dal 2015 la crisi idrica sarà l'elemento di maggior impatto.”
Ma il più chiaro di tutti per il suo cinismo
resta Il rapporto del Pentagono nel 2004 :
-
Le prossime guerre saranno combattute per questioni
di sopravvivenza. Nei prossimi 20 anni diventerà evidente un “calo
significativo” dalla capacità del pianeta di sostenere l'attuale popolazione.
-
Milioni di persone moriranno per guerre e per fame
fino a ridurre la popolazione della terra ad una quantità sostenibile
-
Le zone ricche come USA e Europa diventeranno
“fortezze virtuali per impedire l'ingresso di milioni di migranti scacciati
dalle terre sommerse o non più in grado di coltivare per mancanza di acqua. Le
ondate di profughi sulle barche creeranno problemi significativi.
-
Le sommosse e i conflitti spaccheranno l'Africa e
l'India.
-
I governi che non sapranno garantire le risorse
fondamentali,i servizi essenziali e difendere i propri confini, sono
destinati a ad essere travolti dal caos e dal terrorismo.
Nel 2011 la CIA aggiunge: 8 fiumi saranno origine di conflitti:
-
Il Nilo. Minacciato dalla diga Rinascita in
Etiopia.
-
L'Egitto è una polveriera di 90 milioni di
abitanti, 50% meno di 20 anniche produce profughi e raccoglie profughi .
-
Il Tigri e Eufrate ( Kurdi, la Siria e la siccità,
la diga di Musul)
-
Il Giordano
-
I fiumi dell'altopiano del Tibet: Mekong (
Indocina)
-
l'Indo, Bramaputra, ( India e Bangladesh) Irrawaddi
( Birmania) l'Amu Darya (Kasakistan).
Tutti in crisi per i mutamenti climatici e sottoposti
al controllo della Cina.
Maude Barlow raporteur all'ONU per il diritto
all'acqua, parla di suicidio idrico Africano. La
quantità di acqua necessaria in Africa per coltivare i terreni acquistati da
stranieri e multinazionali nel 2009, è due volte il volume usato nei 4 anni
precedenti in tutta l'Africa. Se l'accaparramento delle terre e dell'acqua
continua al ritmo attuale, la richiesta di acqua supererà le scorte Africane di
acqua rinnovabile.
E continua:
Dighe, miniere, piantagioni, autostrade, complessi
industriali e resort turistici, costringono ogni anno 10 milioni di persone a
spostarsi. I privati così assumono il controllo dell'acqua che dava da vivere a
intere popolazioni. Solo le dighe hanno generato nei decenni passati 80 milioni
di profughi.
E come li chiamiamo: Profughi Economici? Anche gli imbottigliamenti provocano profughi. 50 miliardi di litri di acqua vengono imbottigliati ogni giorno dalle multinazionali e la sola Coca Cola ne imbottiglia 5 miliardi svuotando falde di mezzo mondo...In India basta leggere Vandana Shiva.
E l'industria turistica? Pensate: Un Campo da golf in Africa consuma quanto una città di 6000 abitanti. Andate alla Kibera di Nairobi? Al fianco di questa mostruosa bidonville senza acqua, c'è un bellissimo campo di Golf irrigato e protetto da guardie armate. In Kenya in un resident 5 stelle, sono previsti 3000 litri di acqua per camera. Mentre agli abitanti 90 litri per famiglia. Al Goa Resort: 1700 litri di acqua per persona al giorno e agli abitanti 14 litri di acqua al giorno.
Un esempio tra dighe, fiori, urbanizzazione in Etiopia e Kenya. Una rosa su 4 venduta in Europa viene da questi due paesi: Nel Kenia sul Lago Navascia e In Etiopia sul Lago Ziway. Le loro acque si abbassano paurosamente e si avvelenano. Sui due laghi abitavano centinaia di migliaia di persone: Contadini, pescatori, allevatori. Oggi vi lavorano 130 mila schiave, donne pagate 1 euro al giorno. Producono 24 milioni di tonnellate di rose al giorno. 200 boccioli al m2 pompati di fertilizzanti. Un business che si avvale di aiuti dalla Banca Mondiale, di agevolazioni nei dazi da parte della UE. Tutto nelle mani di Multinazionali Olandesi e Israeliane. L'Olanda si avvale della cooperazione internazionale.
Le dighe in Etiopia.
La diga Rinascita, sul Nilo costruita dalla
italiana Salini. Così come è targata Salini la diga sul fiume Omo che
metterà in crisi interi popoli indigeni in Etiopia e il Lago Turkana in Kenia.
Orgoglio italiano, così definisce Renzi queste dighe. Formerà un bacino che
bloccherà tanta acqua pari a una volta e mezzo il flusso annuo del Nilo e
caccerà uomini e donne e animali. Inoltre la zona confina con la terra degli
Oromo dove con la repressione dell'esercito si stanno cacciando gli abitanti
per far posto a nuove urbanizzazioni e industrializzazioni.
Ricordate il marciatore olimpico Feysa Lilesa che a
Rio tagliò il traguardo facendo il segno delle mani legate? Ci ricordava
proprio questo!
Intanto permettetemi alcune considerazioni
I ceti popolari imbarbariscono e vanno a destra.
Vero...ma parliamo di noi, occidentali democratici
e di sinistra.
Ostentiamo : felicità, laicità, libertà di satira,
diritto a non aver limiti ai nostri desideri.
Siamo sinceri:
Il grande messaggio universale del Papa viene
ignorato. Il Vaticano sarà in ritardo sulle unioni civili, l'eutanasia,
l'adozione del figlio del partner ecc. Ma il mondo corre verso il disastro
globale e la nostra indifferenza si chiama: Sindrome del Titanic.
Pensate: Appena eletto un sindaco democratico non pensa minimamente a ripubblicizzare l'acqua, ( referendum).Apre subito uno sportello per le unioni civili e siamo tutti contenti.
Chiamati a manifestare per l'ambiente o contro il
TTIP ci muoviamo in centinaia, ad una manifestazione per nuovi desideri
individuali, corriamo in 100 mila.
C'è qualcosa di malato nella indifferenza
per i destini della Casa Comune e il dolore di milioni di persone.
Mi chiedo se possiamo fare qualcosa?
Si. Prima di tutto riducendo la frammentarietà del
nostro impegno. Ci sono decine di movimenti in atto in tutto il
mondo e migliaia di buone pratiche comunitarie e mutualistiche tese a
dimostrare che si può vivere altrimenti: in agricoltura nel lavoro, tra le
donne, in Chapas o alla Rimaflor, nel parco Sud ecc...Ma vanno inserite in una
cornice unitaria che produca sinergie.
La politica va incalzata quando parla di aiutarli a
casa loro, pretendendo che si faccia qualche cosa in tal senso anche qui..a
Milano in Italia e in Europa
Voglio fare alcuni esempi:
Confrontiamo i problemi di cui stiamo parlando in questo convegno, con l'idea peregrina del governo, di cambiare la Costituzione per eliminare 200 senatori. E' una miseria politica. Per di più pericolosa per la democrazia. Noi diciamo un sacrosanto NO. E diciamo: dobbiamo difendere la Costituzione...però rischiamo di sembrare quelli che non vogliono “cambiare”.
Invece penso che si possa cambiare: certo con tutto il parlamento, con il consenso popolare e parlandone, per mettere nella Costituzione le nuove realtà: quella degli immigrati, del diritto all'acqua e alla terra e per metterci i nostri doveri verso il resto del mondo.
Abbiamo a Milano una nuova giunta più o meno di
sinistra.
Dovremmo chiedergli di attivarsi verso altri
municipi nel mondo per il diritto all'acqua, per cominciare a tracciare la
strada per un Protocollo Mondiale su tale diritto, cosa da tempo avviato dal
Contratto Mondiale sull'acqua e dalle reti mondiali dell'acqua.
E Milano dovrebbe essere sede di questo movimento.
Perché non chiedere di dedicare una seduta di
Consiglio agli argomenti di cui stiamo parlando oggi?
- Chiedere che le aziende pubbliche municipali ripubblicizzate europee con le
loro conoscenze di promuovano in sinergia progetti di potabilizzazione
dell'acqua e assicurino servizi igienici nel sud del Mondo, senza profitti e
senza privati.
- Tentare di fermare il disastro delle dighe partendo da Milano dove ha
sede la Salini e in Europa, sede di altre multinazionali.
Concludo con un:
Ricordate? Un tempo il femminismo diceva: non ci basta il pane vogliamo anche le rose. Forse oggi le compagne ( ma tutti noi) dovrebbero mettere nella loro agenda, anche il dolore delle donne e della Terra, che c'è dentro ad ogni rosa che un profugo del Bangladesh ci prega di comprare.
Emilio Molinari
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