A Napoli l’acqua
torna ad essere dell’Azienda Bene Comune
di Salvatore Altiero | 1 agosto 2012 – da
“Il fatto quotidiano”
Un tramonto e un’alba: potremmo rappresentare con questʼ immagine gli ultimi avvenimenti riguardanti la gestione del servizio idrico
integrato. Il tramonto è quello della liberalizzazione/privatizzazione, lʼalba, il concretizzarsi di un modello possibile di gestione pubblica e
partecipata. Dopo la sentenza 20 luglio 2012, n. 199 della Corte costituzionale
e quella del Consiglio di Stato che ha fermato la cessione ai privati di un
ulteriore 21% di Acea, unʼaltra buona notizia arriva dal Comune di Napoli: ieri è stato firmato lʼatto notarile per la trasformazione
di Arin s.p.a. in Acqua Bene Comune Napoli.
La giunta De Magistris ne aveva fatto un punto cardine del proprio programma politico e, a
pochi giorni dal referendum, aveva votato la delibera n. 32/2011: prendeva
forma il primo caso di abbandono della s.p.a. e ritorno allʼazienda speciale come forma di gestione del servizio idrico integrato;
per sintetizzare, basti dire che la seconda è un ente di diritto pubblico e non più una società di capitali. Ciò che viene smentito è il
concetto, diffusosi dagli anni Novanta in poi, secondo cui il diritto positivo
riferito ai beni essenziali alla vita debba essere fondato sul principio della
loro rilevanza economica e imprenditoriale.
Al contrario, la delibera fa esplicito riferimento alla Risoluzione
del Parlamento
Europeo del 15 marzo 2006 sul IV Forum mondiale dellʼacqua ove si dichiara che «lʼacqua è un
bene comune dellʼumanità» e chiede che «la gestione delle risorse idriche si basi su unʼimpostazione partecipativa e integrata, che coinvolga gli utenti (…)
nella definizione delle politiche (…) a livello locale ed in modo democratico».
Sulla stessa scia, la risoluzione del Parlamento europeo dellʼ11 marzo 2004 sul mercato interno aveva affermato
che le risorse idriche «non dev[ono] essere assoggetta[e] alle norme
del mercato interno». Al punto 1 della delibera viene preso lʼimpegno a far propri e approvare i principi della proprietà e gestione
pubblica del servizio idrico e dellʼacqua come
bene comune e diritto umano universale non assoggettabile ai meccanismi di
mercato. Al punto 2 si dispone affinché si proceda ad instaurare meccanismi di
concertazione con il Forum dei movimenti per lʼacqua e con la
«cittadinanza attiva» al fine di attuare concretamente il principio della
partecipazione.
Con decreto sindacale del 28 dicembre 2011 veniva nominato il nuovo
c.d.a.: confermata la presidenza del dott. Maurizio Barracco, in
sostituzione degli altri membri, dimissionari, venivano nominati Ugo Mattei, professore di diritto civile allʼuniversità di
Torino, e Alberto Pierobon, esperto di diritto amministrativo, di attività
aziendale e di diritto tributario.
Al nuovo c.d.a. nominato da De
Magistris il compito di gestire la trasformazione dellʼArin S.p.a. in
Abc Napoli, azienda speciale di diritto pubblico. Nella
riunione del 19 aprile 2012 figuravano allʼordine del
giorno lo stato della ricognizione sulle attività di depurazione. È proprio su questo punto che si concentrano i problemi: il
Presidente Barracco faceva infatti notare che lʼattività di
ricognizione sulle attività di fognatura e depurazione gestite in economia dal
Comune di Napoli era ancora in corso e che il Comune
non aveva prodotto tutta la documentazione richiesta ai fini della
redazione del piano industriale e finanziario richiesto. Si tratta della tesi
secondo cui, ai fini della trasformazione, è necessaria la previa acquisizione della gestione degli
impianti di depurazione e fognatura e non solo del
servizio idrico
nonché lʼapprovazione del piano. Cominciano inoltre ad essere tirati in ballo
vari ostacoli legali rispetto al passaggio da una s.p.a. ad unʼazienda speciale.
Il prof. Massamormile però, incaricato dal c.d.a. di esprimersi in
merito alla trasformazione, ne ribadisce la legittimità: anche in assenza di
una specifica previsione normativa al riguardo, essa può avvenire secondo quanto
stabilito negli artt. 2498 e ss. del codice civile e, in particolare, sulla
base dallʼart. 2500 septies in tema di trasformazione eterogenea da società di capitali. La
redazione del piano industriale e finanziario, poi, potrà avvenire anche
successivamente allʼoperazione di trasformazione non essendo atto propedeutico espressamente
richiesto dalle norme sopra richiamate.
È la tesi vincente: il 17 luglio 2012 arrivano le dimissioni del
presidente Maurizio Barracco sostituito dal vicepresidente Ugo Mattei in attesa
della nuova nomina da parte del Comune; ieri la firma dellʼatto notarile per la trasformazione dellʼArin in Abc
Napoli redatto dal prof. Giancarlo Laurini, presidente del Consiglio nazionale
del Notariato.
Come clausola sospensiva rispetto alla trasformazione in azienda
speciale viene prevista la mera presentazione e non l’approvazione del piano; questo deve prevedere due fasi: una, da presentare entro il 15
novembre, relativa allʼacquisizione degli impianti di depurazione di Coroglio, San Giovanni e
Bagnoli, due dei quali già gestiti in appalto da Arin s.p.a., nonché di 20
stazioni di sollevamento acque nere non presidiate da personale; la seconda
fase, successiva alla trasformazione, dovrà prevedere il subentro graduale di
Abc Napoli nella gestione del resto del servizio idrico integrato.
Napoli si avvia così ad essere il
primo Comune italiano sulla strada della effettiva ripubblicizzazione del servizio
idrico integrato, costituendo un monito per amministrazioni di
ogni colore politico che continuano invece a cedere ai privati le quote di
partecipazione pubblica nelle società di gestione dei servizi pubblici locali.
Va infatti ricordato che la sentenza 20 luglio 2012, n. 199 della Corte costituzionale
stabilisce espressamente che l’intento abrogativo dei referendum riguarda
pressoché tutti i servizi pubblici locali ai quali era rivolto l’art. 23 bis abrogato e, infatti,
l’esclusione del solo servizio idrico integrato non è valsa a salvare l’art. 4
del d.l. 13 agosto 2011, n. 138 dalla dichiarazione di illegittimità costituzionale.
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