"...la storia di questi anni è del tutto diversa da quella raccontata dai poteri dominanti..."
"... Rifiutiamo il dogma della riduzione della spesa pubblica (che è al contrario una leva necessaria proprio nei periodi di crisi economica): e rifiutiamo la regola "aurea" dell'equilibrio di bilancio.
L'analogia tra bilancio familiare e bilancio dello Stato, sapientemente ribadita da una martellante propaganda ufficiale è "una menzogna"! Il deficit pubblico serve in realtà ad alimentare la domanda che al contrario le politiche di austerità deprimono sciaguratamente..." Front de Gaouche
... e a proposito di FED un interessante articolo di Riccardo Petrella sul "manifesto" dell'agosto 2011 finiva così:
"Non sono i conti pubblici che devono essere rimessi in ordine (dichiarazione
del segretario di Stato al Tesoro degli Stati uniti del 7 agosto 2011, il quale
ha volontariamente dimenticato i subprimes americani), ma i conti del
capitalismo."
La grande abbuffata di miliardi della Fed
Riccardo Petrella - 11-08-2011
Il Pil realizzato nel
2010 dai 27 paesi dell'Unione europea è stato valutato 16.106 miliardi di
dollari. Quello dell'Italia 2.036 miliardi e del Belgio 461 miliardi (Fmi,
World Economic Outlook Database, 2011). Ebbene, il rapporto dell'audizione
effettuata sulla Federal Reserve Bank , la Banca Centrale degli Stati Uniti,
per la prima volta della sua storia, dal Gao (Government Accountability Office)
degli Stati uniti, reso pubblico alla fine di questo luglio, rivela un fatto a
prima vista incredibile: la Federal Reserve Bank ha dato in segreto, tra
dicembre 2007 e giugno 2010, a banche e imprese americane e non, prestiti per
circa 16 mila miliardi di dollari senza interesse e a condizioni di rimborso
del tutto fluide. Argomento: per «salvarle».
Altrimenti detto, è
stato possibile per la più potente banca centrale del mondo stampare,
all'insaputa del governo, miliardi e miliardi di nuovi dollari per salvare il
capitale degli azionisti di banche e imprese che hanno fallito perché hanno
commesso errori madornali unicamente per cercare di arricchirsi ulteriormente,
e poi far pagare a miliardi di poveri cristi (operai, contadini, impiegati,
insegnanti) attraverso il mondo il costo del «salvataggio».
La lista degli
istituti beneficiari figura a pagina 131 del rapporto. Eccone i principali: Citigroup
(Usa): 2.500 miliardi di dollari (una volta e un quarto la
ricchezza prodotta in un anno dall'Italia e quasi sei volte quella del Belgio),
Morgan Stanley (Usa): 2.040 miliardi di dollari, Merrill Lynch (Usa):
1.949 miliardi di dollari, Bank of America (Usa): 1.344
miliardi di dollari, Barclays Plc (Regno unito): 868 miliardi di
dollari, Bear Sterns(Usa): 853 miliardi di dollari, Goldman
Sachs(Usa) : 814 miliardi di dollari, Royal Bank of Scotland (Uk):
541 miliardi di dollari, JP Morgan Chase(Usa): 391 miliardi
di dollari, Deutsche Bank (D): 354 miliardi di dollari,UBS (Svi)
287 miliardi di dollari, Credit Suisse (Svi): 262 miliardi
di dollari, Lehman Brothers(Usa): 183 miliardi di dollari,
Bank of Scotland (Uk): 181 miliardi di dollari, Bnp Paribas (F):
175 miliardi di dollari. E tanti altri.
La notizia toglie il velo, per l'ennesima volta, a un sistema scandaloso. Non
vi sono altri termini possibili. Essa interviene come una pugnalata alle spalle
dei 2.8 miliardi di persone dette «poveri assoluti» (meno di 2,15 al giorno di
«reddito») e delle centinaia di milioni di «nuovipoveri» (i working poors
e i disoccupati/senza lavoro di lungo periodo) che in America del nord, in
Europa e in Asia debbono accettare le drastiche riduzioni delle spese sociali.
A questi miliardi di
esseri umani si è assicurato, mentendo scientemente, che non ci sono stati né
ci sono soldi per «salvarli». Anzi, come dimostrano gli sviluppi della «crisi»
in queste settimane i potenti dicono agli sfruttati che devono essere loro a
pagare se si vuole salvare il sistema. Si tratta di un comportamento
«criminale». Vi sono i crimini di guerra contro l'umanità, vi sono i «crimini» economici
contro la giustizia e la vita. La notizia «parla da sé», non ha bisogno di
commenti. Non posso evitare però di denunciare due fatti maggiori.
Primo, la congiura
del silenzio e della complicità sulle vere ragioni e dinamiche della crisi da
parte di esperti ed economisti «ufficiali» (e sono legioni nelle migliaia di
università e di istituti finanziari europei) e di dirigenti politici.
Dall'esplosione della nuova crisi nel 2007, essi non fanno altro che ripetere,
spesso con toni drammatici per meglio riscuotere l'adesione dell'opinione
pubblica «terrorizzata» dall'idea di perdere i propri soldini, che finirà
proprio così se non si farà quello che dicono i dominanti.
Si dilettano a
disquisire, ripetendo tutti le stesse litanie e formule, di fremiti di crescita
del Pil, di tassi d'interesse, di rating, di debiti e d'indebitamenti, di
prestiti di ultima istanza tra le banche centrali e i grandi finanzieri del
Tesoro, di default. Ma non parlano mai, nemmeno una piccola parola, del
fenomeno imperiale Usa. Che la Banca centrale degli Stati uniti abbia potuto
fare quello che ha fatto è scandaloso non solo sul piano etico, sociale ed
economico, ma soprattutto sul piano politico e per due ragioni.
Anzitutto è
inaccettabile, per la democrazia e la giustizia sociale, che un organo
tecnocratico come la Federal Reserve Bank sia politicamente autonoma dal
governo e dal Congresso degli Stati uniti. Anche ammesso che non lo abbiano
saputo, questo significa che il governo e il Congresso sono, a ogni modo,
responsabili politicamente delle azioni della Federal Reserve Bank. Ma non è
successo nulla. Nessuno, alla Federal Reserve Bank, al governo, al Congresso ha
dovuto rispondere del malfatto.
Si tratta, inoltre, di
un fatto politicamente scandaloso perché esso dimostra che i poteri forti
finanziari ed economici del mondo riconoscono alle forze finanziarie e
politiche degli Stati uniti il potere di decidere, nei loro interessi, a nome e
per il mondo. In questo senso, l'egemonia imperiale mondiale delle forze
finanziarie Usa&Co è di natura criminale. L'assurdità dell'indipendenza
politica della Banca centrale europea esplode agli occhi di tutti in maniera
crudele. Eppure, i nostri dirigenti continuano a parlare di «democrazia
partecipativa», o partecipazione dei cittadini agli affari pubblici. Stanno
prendendo in giro miliardi di persone, sapendo di farlo.
Secondo, gli ultimi
sviluppi hanno messo a nudo il fenomeno imperiale finanziario mondiale
Usa&Co. In particolare per via della potenza acquisita dalle tre principali
compagnie mondiali finanziarie private di notazione (rating), tutte e
tre americane, e impregnate dal vangelo della teologia universale capitalista.
Condannate al rogo nel
2008 perché accusate - a ragione - di aver contribuito all'esplosione della
crisi, appena tre anni dopo dominano la scena economica e finanziaria mondiale,
«giudicano» gli stati e le loro politiche, «terrorizzano» i governi, persino
quello degli Stati uniti.
Gli economisti e dirigenti politici si arroccano nella loro congiura del silenzio e della complicità «pontificando» all'infinito sulle regole dei mercati finanziari, sulle tecniche di indebitamento e rimborso, sugli strumenti finanziari e gli eurobond, sugli stati d'animo delle tre società di rating, ma non parlano mai di capitalismo. Si comportano come se la crisi non avessse niente a che vedere con il capitalismo. Danno l'impressione che il capitalismo non esista.
Gli economisti e dirigenti politici si arroccano nella loro congiura del silenzio e della complicità «pontificando» all'infinito sulle regole dei mercati finanziari, sulle tecniche di indebitamento e rimborso, sugli strumenti finanziari e gli eurobond, sugli stati d'animo delle tre società di rating, ma non parlano mai di capitalismo. Si comportano come se la crisi non avessse niente a che vedere con il capitalismo. Danno l'impressione che il capitalismo non esista.
Ora, è proprio il
sistema capitalista finanziario mondiale da loro voluto e imposto (libertà del
capitale, autoregolazione dei mercati finanziari, esaltazione dei prodotti
finanziari altamente speculativi, indipendenza politica delle banche centrali
dai poteri politici ma loro subordinazione ai mercati, demonizzazione della
spesa pubblica, dogmatizzazione del rendimento delle azioni) a essere
all'origine e a fungere da teatro delle crisi che stanno devastando da almeno
quarantanni l'economia mondiale, le risorse del Pianeta e il «fare società».
La semplice verità, di cui i gruppi dominanti sono coscienti ma che tuttavia non possono nascondere, è che non si uscirà mai dalle crisi del capitalismo e dai suoi effetti mortiferi senza interrarlo definitivamente. Invece, i gruppi egemonici mondiali accusano la spesa pubblica di essere l'Adamo e l'Eva della crisi dell'economia mondiale.
Di fronte a siffatta
situazione, noi cittadini, in particolare noi europei che affermiamo di avere
ancora nella cultura politica un'affezione per la giustizia e la libertà
nell'uguaglianza, dobbiamo dire una volta per tutte «basta».
«Basta» alla capacità
di agire dei veri predatori della res publica dei nostri paesi e del Pianeta
che sono gli attori finanziari, industriali e commerciali attuali. «Basta»
anche a governi come quello italiano e a chi fa il bello e il cattivo tempo
nelle Borse del mondo. Questi dirigenti devono andarsene o essere cacciati via.
Non sono i conti pubblici che devono essere rimessi in ordine (dichiarazione
del segretario di Stato al Tesoro degli Stati uniti del 7 agosto 2011, il quale
ha volontariamente dimenticato i subprimes americani), ma i conti del
capitalismo.
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